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Terreni scuola Primi Voli – Risposta dell’Assessore Laureni – 13 maggio 2016   Leave a comment

La mia richiesta dell’11 maggio 2016 alla coordinatrice della Scuola dell’Infanzia Primi Voli.

Gent. Dott.ssa
In seguito alle analisi effettuate da ArpaFvg sui terreni di Piazzale Rosmini che hanno portato alla chiusura degli accessi al giardino, diversi genitori mi hanno manifestato la preoccupazione sul possibile livello di inquinamento che potrebbe essere presente anche nei terreni del giardino della scuola Primi Voli.
Le chiedo, pertanto, quale genere di azioni abbia intrapreso, o intenda intraprendere, in merito.
Certo di un Suo tempestivo riscontro, invio cordiali saluti.

Aris Prodani
Deputato XVII Legislatura

La risposta dell’Assessore Laureni:

Caro onorevole, rispondo a nome dei referenti dei Servizi educativi integrati del Comune che mi hanno inoltrato al Sua nota. Le preoccupazioni dei genitori della scuola Primi Voli di cui Lei si fa portavoce sono assolutamente comprensibili ed erano da prevedere dopo i primi risultati dell’indagine sui top soil. La informo che entro maggio l’indagine si completerà e conosceremo tutti i dati relativi ai siti individuati nel protocollo concordato con AAS e ARPA. A quel punto verrà avviata, sulla base delle conoscenza acquisite, la fase successiva che definirà le azioni da attuare e  gli approfondimenti ritenuti necessari, con la relativa tempistica. La ringrazio per l’attenzione con cui sta seguendo la vicenda, nella quale posso rassicurarLa che ci ha sempre guidato il principio di massima precauzione.
Cordiali saluti.
Umberto Laureni

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Situazione deposimetri: risposta di Arpa e mia replica – 12 maggio 2016   Leave a comment

La mia richiesta dell’11 maggio, rivolta ad ArpaFVg, Procura, Azienda Sanitaria, Sindaco, Assessorato Regionale Ambiente, Assessorato Comunale Ambiente, Presidenza Regione, Direzione Regionale Ambiente.

https://arisprodani.wordpress.com/2016/05/11/rete-deposimetrica-prevista-dallaia-richiesta-ad-arpafvg-e-regione-11-maggio-2016/

Risposta di ArpaFVG dd 12 maggio 2016

Gentile Onorevole,

Quanto oggetto della Sua richiesta è tra gli elementi che vengono esaminati da ARPA proprio in questi giorni, nel contesto della seconda verifica ispettiva ordinaria, attualmente in corso da parte del team ispettivo multidisciplinare a ciò deputato.

In tale contesto, verranno puntualmente verificate tutte le prescrizioni, inclusi il posizionamento dei deposimetri e le relative modalità di gestione, per garantire piena fruibilità e rappresentatività dei dati.

Come lei sa, la verifica ispettiva è un atto complesso e articolato, affidato a tecnici specializzati, che può durare diversi giorni e che può comportare diverse attività di approfondimento e di misura. La conclusione della verifica è attesa per la fine del corrente mese di maggio.

In esito alla verifica saranno notiziate, su questo come sugli altri aspetti che vengono in questi giorni esaminati, tutte le Autorità interessate. Il verbale della verifica ispettiva sarà inoltre, come di consueto, pubblicato sul sito web dell’Autorità Competente (RAFVG).

Sarà comunque nostra cura trasmetterLe direttamente una copia per pronta lettura.

Inoltro la sua richieste, per i seguiti e per eventuali approfondimenti/chiarimenti di cui necessitasse, al Responsabile del procedimento dell’attività ispettiva, ing. Franco Sturzi.

Con i migliori saluti,

Luca Marchesi

 

La mia replica dd 12 maggio 2016

Gent. Dott. Marchesi

ringraziandoLa per la pronta risposta, gradirei dei chiarimenti sul rispetto dei termini previsti dall’AIA.

La prima scadenza, quella sul rumore, dal 28 febbraio è slittata al 6 di maggio con il ritiro della diffida a Siderurgica Triestina. Dalle segnalazioni che continuano a giungermi, gli interventi di mitigazione previsti non avrebbero sortito gli effettipreventivati. Sul punto approfitto per chiederLe se in tempi brevi sia prevista una ulteriore campagna di misurazione. Risulta evidente che, nel caso gli interventi non risultino efficaci, sia necessario prevedere ulteriori misure di contenimento delle emissioni acustiche.

La scadenza oggetto della mia richiesta prevede come termine temporale i 90 giorni dal rilasciodell’AIA, quindi il 28 aprile scorso.

Posso immaginare la complessità delle verifiche da effettuare ma, a 15 giorni dalla scadenza prevista,nuovamente si riscontrano la mancata puntualità delle verifiche ed una dilatazione dei tempi che non trovano concrete giustificazioni.

In attesa di un Suo riscontro, invio cordiali saluti.

 Aris Prodani

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Chiarimenti inquinamento Scuola via Svevo – Terzo sollecito 02 maggio 2016   Leave a comment

Mail inviata, in copia, anche a Ufficio Scolastico, Sindaco, Assessore Laureni, Assessore Grim, ArpaFvg e Azienda Sanitaria.

Gent Dott.ssa Reppini,

alla luce dei dati resi pubblici nei giorni scorsi dalDipartimento Prevenzione dell’Azienda Sanitaria e dall’Assessorato all’Ambiente del Comune di Trieste sul livello di inquinanti presenti in alcuni terreni pubblici, sollecito una Sua urgente risposta in merito alla richiesta, senza replica, inviata alla Sua attenzione in data 31 gennaio e sollecitata gli scorsi 04 Marzo e 07 Aprile 2016.                    .

Le allego, di seguito, nuovamente il testo.

Certo di un Suo riscontro, Le invio cordiali saluti.

TESTO

Gent. Dott.ssa Reppini,
Come da colloqui telefonici intercorso con la Segreteria dell’Istituto, Le invio la presente richiesta di chiarimenti in relazione alla situazione di grave inquinamento che interessa in particolare il plesso di via Svevo.

Essendo la centralina di rilevazione della qualitá dell’aria di via Svevo posizionata all’interno del perimetro del giardino pertinenziale della scuola, le misurazioni registrate riportano esattamente le quantitá di inquinanti alle quali la struttura, e le persone che ne fruiscono, è sottoposta, sia in relazione al traffico veicolare, che al vicino polo industriale siderurgico di Servola.

Con la presente desidereiessere informato se i competenti uffici di Azienda Sanitaria, Comune di Trieste, Inail, Inps ed Ufficio Scolastico o altra istituzione potenzialmente interessata, abbiano indicato delle prescrizioni, delle buone pratiche o delle forme di prevenzione da adottare per tutelare sia i minori, sia il personale docente, tecnico ed amministrativo che frequentano l’Istituto in caso di livelli particolarmente elevati di inquinamento.

Per lo stesso motivo,gradirei un chiarimento su eventuali circolari interne diffuse dalla dirigenza al personale docente, per esempio, sull’utilizzo degli spazi esterni.

Per terminare, Le chiederei se nella documentazione della valutazione dei rischi professionali si sia tenuto conto della vicinanza del plesso alla Ferriera di Servola, e quali elementi specifici, sia per l’utilizzo delle aree interne che di quelle esterne, siano stati indicati.
Ringraziandola per la disponibilità, Le invio i miei più cordiali saluti.

Aris Prodani
Deputato XVII Legislatura
X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo

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Inquinamento: nuovo sollecito dirigenza scolastica di via Svevo – 07 aprile 2016   Leave a comment

Diverse telefonate, questa mail del 31gennaio 2016, giá sollecitata il 04 marzo, ma ancora nessuna risposta alle questioni indicate.

Gent. Dott.ssa Reppini, 
Le inoltro nuovamente la mia mail del 31 gennaio 2016, giá sollecitata lo scorso 04 marzo 2016.
In attesa di una Sua gentile risposta, La saluto cordialmente.

Aris Prodani
Deputato XVII Legislatura
Camera dei Deputati

Data: 04/Mar/2016 09:20
Gent. Dott.ssa Reppini,
Le inoltro nuovamente la mia del 31 gennaio 2016.
In attesa di una Sua gentile risposta, La saluto cordialmente.
Aris Prodani

Il 31/Gen/2016 23:18
Gent Dott ssa Repini,
Come da colloqui telefonici intercorso con la Segreteria dell’Istituto, Le invio la presente richiesta di chiarimenti in relazione alla situazione di grave inquinamento che interessa in particolare il plesso di via Svevo.
Essendo la centralina di rilevazione della qualitá dell’aria di via Svevo posizionata all’interno del perimetro del giardino pertinenziale della scuola, le misurazioni registrate riportano esattamente le quantitá di inquinanti alle quali la struttura, e le persone che ne fruiscono, è sottoposta, sia in relazione al traffico veicolare che al vicino polo industriale siderurgico di Servola.
Con la presente desiderei essere informato se i competenti uffici di Azienda Sanitaria, Comune di Trieste, Inail, Inps ed Ufficio Scolastico o altra istituzione potenzialmente interessata, abbiano indicato delle prescrizioni, delle buone pratiche o delle forme di prevenzione da adottare per tutelare sia i minori, sia il personale docente, tecnico ed amministrativo che frequentano l’Istituto in caso di livelli particolarmente elevati di inquinamento.
Per lo stesso motivo, gradirei un chiarimento su eventuali circolari interne diffuse dalla dirigenza al personale docente, per esempio, sull’utilizzo degli spazi esterni.
Per terminare, Le chiederei se nella documentazione della valutazione dei rischi professionali si sia tenuto conto della vicinanza del plesso alla Ferriera di Servola, e quali elementi specifici, sia per l’utilizzo delle aree interne che di quelle esterne, siano stati indicati.
Ringraziandola per la disponibilità, Le invio i miei più cordiali saluti.

Aris Prodani
Deputato XVII Legislatura

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Ferriera, precauzioni sulle polveri:i Ministeri di Salute ed Ambiente chiariscano – 31 marzo 2016   Leave a comment

Interrogazione a risposta scritta

PRODANI

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della Salute

Per sapere:

Premesso che:

la Ferriera di Servola (Trieste) è uno stabilimento industriale dedito principalmente alla produzione di ghisa, destinata ai settori metalmeccanico e siderurgico, passato, nel 2014, dalla Lucchini in A.S. alla Siderurgica Triestina S.r.l., società del Gruppo Arvedi; le vicende relative alla Ferriera, alla luce delle numerose criticità di natura industriale, ambientale e sanitaria legate all’impianto, sono state esaminate e sollevate dall’interrogante in diversi atti di sindacato ispettivo.

Lo scorso 27 luglio 2015, durante una conferenza stampa organizzata a Trieste, sono stati presentati i dati relativi ad un’indagine di microscopia elettronica effettuata su alcuni campioni di polvere depositatasi in due diverse zone del rione di Servola, commissionata dallo scrivente e dal Senatore Lorenzo Battista alla Nanodiagnostics srl. La dott.ssa Gatti, nel presentare i risultati delle analisi, ha confermato, in funzione della specifica composizione chimica degli elementi individuati, la chiara origine siderurgica delle polveri: “Per composizione, morfologia e dimensione, le polveri raccolte hanno caratteristiche tali da farle risalire quanto ad origine alla fabbrica di ghisa sita nel quartiere triestino di Servola. Nella totalità dei casi le particelle hanno mostrato di contenere ferro, elemento sempre unito ad altri come avviene di regola per i materiali usati nelle fonderie. Polveri simili, se disperse nell’ambiente e, in particolare, in aria, sono potenzialmente patogene per chi ne è esposto. Quelle di diametro aerodinamico pari o inferiore ai 10 micron sono normate dalle leggi comunitarie, mentre quelle di diametro aerodinamico pari o inferiore ai 2,5 micron sono classificate come cancerogeni di classe 1, cioè cancerogeni certi, dallo IARC, l’ente dell’OMS che si occupa di cancro”.

L’Arpa Friuli Venezia Giulia nel mese di luglio 2015 ha prodotto uno studio relativo alle analisi in microscopia elettronica a scansione ( SEM ) e di caratterizzazione chimica di un campione di polveri prelevato nel maggio precedente in una residenza privata sita a Servola. Il testo ( Prot. 023307 dd 14 luglio 2015 ) riporta che “ sulla base delle evidenze analitiche riportate, si ritiene di attribuire l’origine siderurgica del materiale esaminato. In particolare si segnala la contestuale presenza di elevate concentrazioni di ferro e la presenza di importanti concentrazioni ponderali di idrocarburi policiclici aromatici “ e si conclude indicando che “in merito alle valutazioni di rischio sanitario, si fa presente che lo scrivente non è titolato ad esprimersi in merito” e che “ tali valutazioni sono di stretta competenza dell’Autorità Sanitaria”.

Il 20 luglio 2015, in concomitanza con la visita ed un ciclo di audizioni organizzate a Trieste dalla Commissione Ambiente del Senato, il Dott. Valentino Patussi, Direttore del Dipartimento Prevenzione dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.1 Triestina, ha inoltrato al Sindaco e all’Assessore all’Ambiente del Comune di Trieste una comunicazione nella quale riporta che “stante la provenienza di una quota rilevante delle polveri dallo stabilimento siderurgico di via di Servola 1, in parte derivante dall’altoforno ( particelle ferrrose ), in parte dalla cokeria e dai parchi ( Ipa e carbon fossile ), visti i rilievi delle deposizioni, sulla base delle segnalazioni dei cittadini, relative alla rilevante diffusione di polveri dallo stabilimento, provocante grave disturbo, si ritiene che, indipendentemente dalle rilevazioni delle centraline, la situazione in essere, associata al contesto stagionale, quali le ondate di calore subentranti, che fanno si che elementari misure di difesa, quali il tenere chiuse le finestre nei momenti più critici, siano impossibili da adottare, comporti un importante problema di salute della popolazione, sulla base della stessa definizione che ne dà l’OMS ( uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia od infermità )”. La comunicazione si conclude con: “ Tanto si segnala per l’adozione, da parte di codesto Ente di azioni mirate a ridurre la situazione di inquinamento segnalata “.

L’interrogante, in data 30 ottobre 2015, ha depositato l’interrogazione n. 4-10928, ancora senza risposta, con la quale ha chiesto al Ministero della Salute una valutazione della situazione sanitaria e quali iniziative urgenti intenda adottare, anche di concerto con la regione Friuli Venezia Giulia, per tutelare la salute dei e dei cittadini di Trieste e limitare l’aumento delle malattie collegate all’inalazione delle polveri sottili derivanti dagli impianti della Ferriera di Servola.

L’interrogazione a risposta orale 3-02375 presentata dal Senatore Lorenzo Battista lo scorso 17 novembre 2015, ancora senza risposta, ha chiesto l’attivazione dei Ministri interrogati, “affinché si istituiscano dei regolamenti in materia di controlli, norme comportamentali e smaltimento delle polveri inquinanti che ricadono sull’abitato e sui cittadini, anche in ragione della forte carenza di interventi risolutori conseguenti ai monitoraggi effettuati, a cui si devono i tanti episodi di contaminazione e violazioni di legge.”

Lo scorso 17 marzo 2016, il giornale on line Trieste Prima ha pubblicato un comunicato stampa del Consiglio della VII Circoscrizione del Comune di Trieste nel quale l’organo “ritiene doveroso, come da mozione approvata, informare la cittadinanza delle precauzioni da adottare nella pulizia domestica, rilevata la pericolosità delle polveri che si depositano nella zona di Servola e limitrofe. Si raccomanda che vengano utilizzati idonei sistemi aspiranti dotati di filtro Hepa cui far seguire se necessario, una pulizia ad umido con l’adozione di comuni detergenti. Nelle operazioni di pulizia più impegnative nelle quali si devono rimuovere deposizioni di lunga data, si raccomanda l’utilizzo di guanti in gomma e maschere per polveri di tipo usa e getta. Le informazioni sopra dichiarate sono tratte da una risposta fornita dall’ing. Umberto Laureni e dal dott. Valentino Patussi ad una cittadina residente a Trieste, la quale chiedeva informazioni su come comportarsi nella quotidiana pulizia della propria abitazione”.

  • se i Ministeri interrogati siano al corrente di quanto esposto in premessa
  • come i Ministri interrogati giudichino le indicazioni fornite ai residenti dalla VII Circoscrizione del Comune di Trieste in merito alle precauzioni da adottare nella pulizia domestica e se le considerino compatibili con lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale che dovrebbe essere garantito alla totalità della cittadinanza
  • se, alla luce degli esiti delle analisi di cui in premessa, della comunicazione dell’Azienda Sanitaria e delle precauzioni comunicate dal Consiglio Circoscrizione, sia intenzione dei Ministri interrogati chiarire in maniera puntuale le pratiche che i residenti devono adottare nelle pulizie domestiche, alla luce dell’acclarata pericolosità delle polveri in questione
  • se, alla luce delle risultanze delle analisi effettuate, intendano chiarire come debbano essere considerate, classificate e, dunque, trattate le polveri che i residenti raccolgono sulle proprie pertinenze

 

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Salute Ferriera: richieste alla scuola di Via Svevo ancora senza risposta – Lettera alla dirigente scolastica 4 marzo 2016   Leave a comment

Diverse telefonate, questa mail del 31gennaio 2016, ma ancora nessuna risposta alle questioni indicate.
Sollecitata oggi una risposta.

Gent Dott ssa Reppini,
Come da colloqui telefonici intercorso con la Segreteria dell’Istituto, Le invio la presente richiesta di chiarimenti in relazione alla situazione di grave inquinamento che interessa in particolare il plesso di via Svevo.

Essendo la centralina di rilevazione della qualitá dell’aria di via Svevo posizionata all’interno del perimetro del giardino pertinenziale della scuola, le misurazioni registrate riportano esattamente le quantitá di inquinanti alle quali la struttura, e le persone che ne fruiscono, è sottoposta, sia in relazione al traffico veicolare, che al vicino polo industriale siderurgico di Servola.

Con la presente desiderei essere informato se i competenti uffici di Azienda Sanitaria, Comune di Trieste, Inail, Inps ed Ufficio Scolastico o altra istituzione potenzialmente interessata, abbiano indicato delle prescrizioni, delle buone pratiche o delle forme di prevenzione da adottare per tutelare sia i minori, sia il personale docente, tecnico ed amministrativo che frequentano l’Istituto in caso di livelli particolarmente elevati di inquinamento.

Per lo stesso motivo, gradirei un chiarimento su eventuali circolari interne diffuse dalla dirigenza al personale docente, per esempio, sull’utilizzo degli spazi esterni.

Per terminare, Le chiederei se nella documentazione della valutazione dei rischi professionali si sia tenuto conto della vicinanza del plesso alla Ferriera di Servola, e quali elementi specifici, sia per l’utilizzo delle aree interne che di quelle esterne, siano stati indicati.
Ringraziandola per la disponibilità, Le invio i miei più cordiali saluti.

Aris Prodani
Deputato XVII Legislatura
X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo

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Depositi Montedoro: archiviato l’esposto – 23 febbraio 2016   Leave a comment

Giunto l’avviso di archiviazione dell’esposto presentato nel 2015.
Risposte alle interrogazioni non sono arrivate.
Ma i risultati si.
Il fascicolo della Procura

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https://arisprodani.wordpress.com/2016/02/07/depositi-verso-la-bonifica-a-montedoro-e-aquilinia-il-piccolo-07-febbraio-2016/

Prodani, Ferriera: individuazione “soggetto inquinante”, una farsa? – Interrogazione dd 07 novembre 2015   Leave a comment

Interrogazione a risposta scritta 4-10985
presentato da
PRODANI Aris
Mercoledì 4 novembre 2015, seduta n. 515

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute .
— Per sapere
– premesso che:

la ferriera di Servola (Trieste) è uno stabilimento industriale dedito principalmente alla produzione di ghisa, destinata ai settori metalmeccanico e siderurgico, passato, nel 2014, dalla Lucchini in amministrazione straordinaria alla Siderurgica Triestina S.r.l., società del Gruppo Arvedi; 
le vicende relative alla ferriera sono state esaminate e sollevate dall’interrogante in diversi atti di sindacato ispettivo per le numerose criticità di natura industriale, ambientale e sanitaria legate all’impianto; 
con la legge 24 giugno 2013, n. 71, di conversione del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, è stata riconosciuta l’area di Trieste quale «area di crisi industriale complessa» (articolo 1, 7-bis); 
il decreto-legge «Destinazione Italia» n. 145 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, all’articolo 4, prevede misure volte a favorire la realizzazione delle bonifiche dei siti di interesse nazionale e interventi particolari per l’area di crisi complessa di Trieste; il comma 11 dell’articolo 4 summenzionato, stabilisce la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del Presidente della regione Friuli Venezia Giulia a commissario straordinario per l’attuazione dell’accordo quadro legato alla realizzazione degli interventi per l’area industriale di Trieste; tale nomina è avvenuta in data 7 agosto 2015; 
il 30 gennaio 2014, tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero del lavori e delle politiche sociali, il Ministero per la coesione territoriale, la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la provincia di Trieste, il comune di Trieste, l’Autorità portuale di Trieste ed INVITALIA (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a.) è stato firmato l’Accordo di programma, contenente «la disciplina degli interventi relativi alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale dell’area di crisi industriale complessa di Trieste» – Accordo di programma di Trieste; 
nel considerato dell’accordo, viene riportato «che, allo stato, non è possibile risalire all’imputazione soggettiva dei singoli atti e attività che nel tempo hanno concorso alla realizzazione dell’area demaniale in concessione alla società Servola spa con riporti e materiali inquinanti»; 
il 21 novembre 2014 è stato firmato il successivo Accordo di programma per l’attuazione del «Progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera di Servola», tra Siderurgica Triestina S.r.l. e il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, d’intesa con la regione autonoma Friuli Venezia Giulia e l’Autorità portuale di Trieste; 
tale accordo, nelle premesse, riporta: «che ai sensi dell’articolo 7 dell’Accordo di programma di Trieste il soggetto selezionato deve attuare i seguenti interventi:(I) rimozione e smaltimento del cumulo di rifiuti presente nell’area demaniale e localizzato prevalentemente su p.c.n. 3003/3 del C.C. S.M. Inferiore, Sezione S., come deliberato dalla Conferenza decisoria del 6 agosto 2012; (II) rimozione di altri eventuali depositi incontrollati di rifiuti, rinvenuti nelle aree di proprietà di Servola o nell’area demaniale in concessione; (III) misure di messa in sicurezza operativa del suolo, quali rimozione di hot spot e coperture idonee a mitigare o interrompere i percorsi di esposizione, con relativa analisi di rischio; (IV)compartecipazione alla realizzazione del progetto pubblico di messa in sicurezza della falda, consistente nella realizzazione del marginamento fisico dell’area demaniale in concessione e dell’impianto di depurazione per il trattamento delle acque emunte, nonché agli oneri di gestione dell’impianto medesimo»; 
lo scorso 7 ottobre 2015 e stato firmato l’Accordo di programma quadro «Progetto integrato di messa in sicurezza, bonifica e di reindustrializzazione dello stabilimento della Ferriera di Servola (TS) di cui all’Accordo di programma ex articolo 252-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e interrogazioni – Asse I, Azione II: Programma degli interventi di messa in sicurezza dell’area, a realizzare con finanziamento pubblico»; 
l’articolo 7 (obblighi delle parti), comma 3, lettera e)del suddetto decreto recita: «La Regione esclude che, nel caso di specie, gli interventi indicati agli articoli 3 e 4, configurino aiuti di Stato in quanto detti interventi sono finanziati e realizzati in danno del soggetto responsabile che, una volta individuato, sarà tenuto alla ripetizione di dette somme, nonché al risarcimento dell’ulteriore danno. La Regione si impegna, altresì, a monitorare per tutto il tempo di realizzazione delle opere che sussistano in capo a Siderurgica Triestina i requisiti di cui all’articolo 252-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006»; 
nel testo vengono menzionate la comunicazione Prot. n. 10309 del 17 aprile 2015 con la quale la regione autonoma Friuli Venezia Giulia comunica di aver già avviato, attraverso la competente provincia di Trieste, le indagini per l’accertamento delle responsabilità dell’inquinamento prodotto sul territorio del sito di interesse nazionale di Trieste e la Nota Prot. n. 16407 del 30 aprile 2015 con la quale la provincia di Trieste ha richiesto all’Autorità portuale di Trieste la trasmissione di tutta la documentazione in suo possesso ai fini dello svolgimento del procedimento attivato per l’individuazione dei responsabili della contaminazione; 
nello studio di fattibilità dell’Accordo di programma quadro al punto 3.1 vengono descritte le aree inquinate oggetto di interventi. Le indagini effettuate e validate da ARPA Friuli Venezia Giulia – Dipartimento provinciale di Trieste hanno evidenziato: 
1. che il sottosuolo è costituito quasi esclusivamente da orizzonti riportati sulle argille di fondo marino, costituiti prevalentemente da residui della lavorazione siderurgica; 
2. che nelle aree di proprietà (indagini del 2005) si riscontra un importante livello di contaminazione dei suoli dovuta a IPA (che mostrano valori massimi di contrazione ben al di sopra di 10 volte la concentrazione limite accettabile di cui al decreto ministeriale 471/99), Metalli (Arsenico, Berillio, Cadmio, Cromo, Piombo, Antimonio, Selenio, Vanadio e Zinco), Idrocarburi Aromatici (Benzene) e Idrocarburi pesanti. Anche le acque sotterranee sono interessate da una significativa contaminazione di 10 volte oltre la concentrazione limite per Benzene, Tricoloro metano, 1,2-Dicloroetano e 2,4,6-Tricolorofenolo; 
3. che nelle aree demaniali in concessione (indagini del 2008) si evidenzia un importante livello di contaminazione dei suoli di 10 volte oltre la concentrazione limite per Benzo(a)antracene ed Indenopirene; sono stati rilevati superamenti anche per metalli (Piombo, Selenio, Berillio, Cadmio, Cromo totale, Rame, Antimonio, Vanadio), Idrocarburi pesanti e IPA (benzo(b)fluorantene, benzo(a)antracene, benzo(k)fluorantene, benzo(a)pirene, dibenzo(a,h)antracene, benzo(g,h,i)perilene, pirene, crisene); 
4. che i sedimenti marini antistanti lo stabilimento (indagine del 2005) presentano contaminazione da Piombo, Idrocarburi pesanti, IPA, Arsenico, Cadmio, Zinco, Stagno, Nichel, Esaclorobenzene e Pesticidi organici clorurati nonché la presenza di Diossine e Furani; 
con la conferenza dei servizi decisori, ex articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, avvenuta l’11 dicembre 2012 tra Ministero dello sviluppo economico, regione Friuli Venezia Giulia, provincia di Trieste, comune di Trieste, Autorità portuale di Trieste, Arpa Friuli Venezia Giulia, Lucchini s.p.a., Servola s.p.a. e gli altri enti interessati, si è dato avvio ai procedimenti di bonifica secondo quanto previsto dall’articolo 242 del decreto legislativo 152 del 2006, stabilendo che la Lucchini dovesse entro 30 giorni attuare le misure di prevenzione e messa in sicurezza delle emergenze relative allo stabilimento di Servola e disporre un progetto di bonifica dei suoli e delle acque sotterranee dell’area in considerazione; 
a seguito della conferenza dei servizi summenzionata sono stati effettuati due sopralluoghi del sito da parte della provincia di Trieste, in data 14 gennaio 2013 e 4 febbraio 2013. Durante il successivo tavolo tecnico, riunitosi l’11 febbraio 2013, è stato elaborato un rapporto finale riguardante la verifica delle misure di prevenzione e messa in sicurezza del sito della Ferriera di Servola da parte della Lucchini spa. Sono state evidenziate le inottemperanze della Lucchini s.p.a. alle varie prescrizioni impartite nel tempo dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, allegando una check-list dei verbali delle conferenze dei servizi dal 2004 al 2010, che attestano l’inquinamento dei terreni, delle falde acquifere e del mare del Vallone Muggia prodotti dall’impianto; 
durante la successiva conferenza dei servizi del 16 aprile 2013, è stato rilevato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare che, a seguito di una verifica da parte dell’ARPA, del comune di Trieste, della provincia di Trieste e della regione Friuli Venezia Giulia, Lucchini s.p.a. non abbia adottato misure idonee di prevenzione e messa in sicurezza dei suoli e delle acque e che il progetto di bonifica fosse stato giudicato dall’ISPRA insufficiente; 
si apprende che siano in corso due procedimenti giudiziari amministrativi, presso il TAR del Friuli Venezia Giulia, promossi dalla Servola spa e dalla Lucchini s.p.a.; il primo, RG 76/14, avverso l’ordine per la riduzione di emissioni in atmosfera, il secondo, RG 161/14, contro l’ordine per l’avvio delle procedure per il trattamento e lo spostamento dei materiali in cumulo; 
in merito al procedimento RG 76/14 a pagina n. 4 le Società ricorrenti, pur asserendo di essere gestori di un impianto siderurgico esteso anche ad aree demaniali marittime, sostengono di «non avere responsabilità in merito all’inquinamento presente sul sito sul quale insiste lo Stabilimento»; 
inoltre, in una nota inviata in data 5 marzo 2014 da Servola s.p.a. all’Autorità portuale di Trieste, costituitasi in giudizio in un secondo momento nel ricorso RG 161/14, la società ha affermato: «di non ritenersi tenuta a rimuovere i materiali dei “cumuli storici” ai sensi dell’articolo 49 del codice della navigazione, in virtù dell’Accordo di programma del 30 gennaio 2014, ed in particolare dell’inciso contenuto nel Considerato dello stesso Accordo per cui “Non è possibile risalire all’imputazione soggettiva dei singoli atti e attività che nel tempo hanno concorso alla realizzazione dell’area demaniale in concessione con riporti e materiali inquinanti”»; 
la parte VI del codice dell’ambiente (decreto legislativo 152 del 2006) contiene le principali disposizioni per la tutela risarcitoria dei danni contro l’ambiente, a cui la legge 68 del 2015 ha aggiunto la parte VI-bis, che reca la disciplina sanzionatoria degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela ambientale; 
in particolare l’articolo 311 del codice dell’ambiente stabilisce che, quando si verifichi un danno ambientale cagionato dagli operatori responsabili di imprese (organi apicali dell’azienda), che svolgono attività pericolose per l’ambiente (le cui attività sono elencate nell’allegato 5 della parte sesta), gli stessi sono obbligati al risarcimento in forma specifica, ovvero all’adozione delle misure di riparazione e ripristino dei luoghi danneggiati entro un determinato termine (responsabilità oggettiva). Ai medesimi obblighi è tenuto chiunque altro cagioni un danno ambientale con dolo o colpa (responsabilità soggettiva). Le misure di ripristino sono determinate dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che provvede anche all’accertamento delle responsabilità risarcitorie; in caso di concorso all’evento dannoso, ognuno risponde nei limiti della propria personale responsabilità; 
il citato articolo 11 del codice dell’ambiente prevede che il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare agisce, «anche esercitando l’azione civile in sede penale, per il risarcimento del danno ambientale in forma specifica e, se necessario, per equivalente patrimoniale». In alternativa, è tuttavia prevista la possibilità di procedere in via amministrativa. Il procedimento e definito dai successivi articoli 312 e 313 del decreto legislativo 152 del 2006; 
da un articolo de Il Sole 24 Ore del 16 aprile 2015, si apprende che il Tribunale di Livorno, con ordinanza del 13 aprile 2015, abbia rigettato definitivamente la richiesta di 447,834 milioni di euro (cifra lievitata fino a 588 milioni) del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell’Autorità portuale di Trieste, nei confronti della Lucchini, a titolo di anticipo per spese ambientali e bonifiche; 
i due enti, in sede di definizione dello stato passivo, durante l’udienza del 30 ottobre 2013 avrebbero presentato una insinuazione al passivo in prededuzione, ma il giudice delegato avrebbe deciso di non ammetterla, dando ragione al Commissario straordinario di Lucchini, Piero Nardi, per prescrizione dei termini quinquennali e per difetto di legittimazione passiva di Lucchini; ossia i danni ambientali sarebbero imputabili a soggetti diversi da Lucchini, non sussistendo i presupposti di legge per il riconoscimento della prededuzione dei privilegi richiesti; 
nel corso degli ultimi mesi, la situazione delle emissioni della ferriera è notevolmente peggiorata, sia per quanto concerne quelle in atmosfera, che per quelle acustiche. I dati consultabili sul sito webdell’ARPA Friuli Venezia Giulia appaiono molto preoccupanti: al 26 ottobre 2015 gli sforamenti delle PM10 registrati presso la stazione di rilevamento di Via San Lorenzo in Selva, proprio quella più vicina alla cokeria, ma posizionata ad una distanza maggiore di quella rilevabile tra le fonti inquinanti e diverse abitazioni civili, dall’inizio del 2015, risultano essere 116, superando di molto la soglia di tolleranza massima dei 35 sforamenti annui indicati nella tabella XI del decreto legislativo 155 del 2010 e successive modificazioni; 
anche le emissioni di benzo(a)pirene sono molto preoccupanti. I dati relativi al 2015 riportano, per gennaio 1.4 (ng/m.cubo), per febbraio 1.2 (ng/m.cubo), per marzo 1.3(ng/m.cubo), per aprile 1.5(ng/m.cubo), per maggio 2.0(ng/m.cubo), per giugno 1.5(ng/m.cubo), per luglio 1.7(ng/m.cubo), molto al di sopra del valore obiettivo di 1.0 (ng/m. cubo), consentito dalla normativa regionale e nazionale (legge regionale Friuli Venezia Giulia 13 febbraio 2012, n.1 – Norme urgenti per il contenimento delle emissioni inquinanti da benzo(a)pirene, arsenico, cadmio e nichel sul territorio regionale e decreto legislativo 155 del 2010); 
da un particolareggiato articolo del quotidiano il Piccolo, pubblicato il 3 dicembre 2013, si apprende che il Pubblico ministero Matteo Tripani abbia avviato un’inchiesta secondo la quale sarebbero 83 gli operai della ferriera morti a causa di tumori dal 2000 al 2013. Sarebbe stata minuziosamente ricostruita la carriera lavorativa di ognuna delle vittime, dalla data di assunzione, alle mansioni svolte, alle malattie segnalate ai medici. Inoltre, grazie ad un’indagine effettuata per conto del Pubblico ministero Tripani, sempre nel 2013, dal dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria, prendendo in considerazione i dati dell’Inps e dell’Inail ed incrociandoli con quelli dei dipendenti succedutisi nello stabilimento, verrebbe evidenziato come per i lavoratori della ferriera la probabilità di ammalarsi di tumore ai polmoni o ai bronchi sia stata il 50 per cento superiore rispetto al resto della popolazione; 
obbiettivo del fascicolo sarebbe stato di accertare sia il nesso di casualità tra l’esposizione all’inquinamento prodotto dagli impianti del sito industriale e l’insorgere delle neoplasie, sia di risalire alle responsabilità di chi, intenzionalmente, non abbia posto rimedio alla situazione, pur essendone a conoscenza; 
lo stesso articolo fa riferimento anche ad un’altra inchiesta, condotta dal procuratore Federico Frezza. Nel 2007, il documento sottoscritto dai dottori Pierluigi Barbieri e Ranieri Urbani dell’Università di Trieste, consulenti tecnici della Procura, riportava i seguenti dati tecnici: «Si rileva che dopo un’unica somministrazione del particolato si ha sia un’accelerazione della crescita tumorale, che perturbazioni del ciclo cellulare nelle cellule normali, con una tendenza a una crescita incontrollata. Sono in corso test di mutagenesi su linee batteriche selezionate e standardizzate che evidenziano sostanze capaci, sia come tali che come precursori di altre ancora più attive, di provocare danni di diversa natura al Dna»; nell’inchiesta del procuratore Frezza, parallela a quella del Pubblico ministero Tripani, sarebbe stato evidenziato il nesso causale tra l’esposizione al benzene e agli idrocarburi e l’insorgenza di neoplasie tra chi ha prestato servizio nello stabilimento di Servola –: 

– se sia stata esattamente fotografata dagli enti preposti la situazione ambientale dell’area descritta in premessa, prima della formalizzazione della cessione del ramo d’azienda da parte di Lucchini spa ad Arvedi, in modo da poter eventualmente distinguere le responsabilità in capo ai diversi soggetti; 
– se alla luce delle caratterizzazioni dei suoli, effettuate nel corso degli anni e dei numerosi dati in possesso dei diversi enti competenti, non si ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, per procedere nei confronti dei soggetti proprietari dell’impianto per l’inquinamento imputabile alla loro responsabilità; 
– accertate le singole responsabilità, quali iniziative di competenza intendano adottare nei confronti delle società responsabili, qualora gli stessi, anche alla luce della situazione di amministrazione straordinaria, non ottemperino agli obblighi di ripristino ambientale dell’area di Servola; 
– se si intendano proporre delle forme di tutela per i lavoratori ed i residenti, qualora emergessero delle responsabilità sanitarie specifiche dei gestori storici e dei loro organi apicali, avvalendosi anche del diritto di rivalsa sui responsabili. (4-10985)

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Sito di Interesse Nazionale: stato delle bonifiche – Risposta interrogazione del Ministero dell’Ambiente – 04 settembre 2015   Leave a comment

Testo dell’interrogazione:

Interrogazione a risposta scritta 4  –  00776

presentato da PRODANI Aris

testo di Martedì 11 giugno 2013, seduta n 31

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il 25 maggio 2012 è stato sottoscritto a Trieste l’accordo di programma fra Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la provincia di Trieste, i comuni di Muggia e Trieste, EZIT (l’Ente zona industriale di Trieste) e l’autorità portuale di Trieste per gli «Interventi di riqualificazione ambientale funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle aree comprese nel sito di interesse nazionale (SIN) di Trieste»;
l’obiettivo dell’accordo è quello di facilitare i soggetti responsabili e i soggetti interessati a operare la caratterizzazione, la messa in sicurezza e la bonifica dei suoli, delle falde, delle acque superficiali e delle aree marino-costiere del SIN, offrendo la possibilità di adottare procedure celeri con tempi certi di risposta, indicati al comma 15 dell’articolo 15 dell’accordo stesso, tenendo conto del diverso impatto esercitato sulle aree di rispettiva competenza;
la copertura delle spese previste, contenuta nell’articolo 11 dell’accordo, prevede il ricorso a risorse pubbliche e private. Le prime sono quantificate in 13.432.000 euro e sono suddivise tra il «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale» (10.832.000 euro) assegnate alle regione Friuli Venezia Giulia e il decreto d’impegno protocollo 8717/QdV/DI/G/SP del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (2.600.000 euro), mentre le seconde devono essere quantificate in fase di approvazione del piano di caratterizzazione generale unitario;
per favorire la caratterizzazione e la bonifica del SIN di Trieste sono state individuate tre aree territoriali distinte: «piccoli operatori», che comprende le zone appartenenti all’Ente zona industriale di Trieste e alle piccole e medie imprese; «grandi operatori», che riguarda l’area in cui insistono infrastrutture o progetti industriali di grandi dimensioni; «area a mare», che include le acque, gli arenili e i sedimenti del porto di Trieste;
il piano di caratterizzazione generale unitario deve includere, oltre alla caratterizzazione e bonifica dei suoli, anche quella della acque sotterranee (articolo 6) e superficiali, degli arenili e dei sedimenti marini (articolo 7). La competenza per la realizzazione del modello idrogeologico dell’intero SIN spetta alla regione Friuli Venezia Giulia – che si avvale dell’Ente zona industriale di Trieste – mentre per l’area a mare è del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare che ricorre all’autorità portuale di Trieste (articolo 10, commi 6 e 7);
l’articolo 12 del testo stabilisce che il soggetto responsabile dell’accordo è il direttore generale della direzione tutela delle risorse idriche e del territorio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare o un suo delegato;
il soggetto responsabile verifica l’attuazione del programma di interventi redigendo una relazione da allegare al rendiconto annuale che deve essere presentato dai soggetti sottoscrittori;
in base all’articolo 13 del documento il «Comitato d’indirizzo e controllo per la gestione dell’accordo» – composto dai rappresentanti delle istituzioni e degli enti sottoscrittori – è convocato dal soggetto responsabile, o su richiesta di uno dei componenti, almeno una volta l’anno per svolgere alcune funzioni come il monitoraggio dello stato di attuazione dei lavori e provvedere all’aggiornamento del cronoprogramma;
l’articolo 15 dell’accordo prevede una serie di semplificazioni amministrative per velocizzare le procedure di approvazione di alcuni provvedimenti, come il piano di caratterizzazione, il documento di analisi di rischio, lo studio per l’individuazione di obiettivi di bonifica che devono essere approvati dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare con un proprio decreto, valutati gli esiti della preventiva e necessaria conferenza dei servizi;
ad oggi le procedure sembrano ferme alla sola caratterizzazione di alcune parti del SIN, peraltro su superfici di territorio ridotte, e quindi non sarebbe stata avviata nessuna opera di bonifica –:
come e se siano state spese le risorse pubbliche previste nell’articolo 11 dell’accordo;
se si sia giunti alla fase che consente di individuare le risorse private con l’approvazione del piano di caratterizzazione generale unitario;
se siano state almeno caratterizzate, in base alle competenze specifiche previste dall’accordo, le acque sotterranee, gli arenili, i sedimenti marini e le acque superficiali del SIN;
se il soggetto responsabile abbia convocato il comitato d’indirizzo e controllo per la gestione dell’accordo e se abbia redatto la prevista relazione da allegare al rendiconto annuale che deve essere presentato dai soggetti sottoscrittori per la verifica dell’attuazione del programma di interventi;
per quali motivi a distanza di più di un anno non sia stata ancora avviata la bonifica del SIN di Trieste. (4-00776)

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Testo della risposta:

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Prodani, inquinamento grotte Trebiciano: basta scaricabarili – Interrogazione 13 giugno 2015   Leave a comment

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Prodani
Al Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.
– per sapere
– premesso che: 

nella frazione triestina di Trebiciano, sul Carso, è stata in funzione  tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘70 una discarica di rifiuti solidi urbani a cielo aperto. Dopo  la sua dismissione i rifiuti sono stati coperti da uno strato di riporti provenienti da demolizioni e scavi effettuati nella città di Trieste. Tale strato è ormai  eroso dagli agenti atmosferici  e dalle acque di ruscellamento;
l’ex discarica di Trebiciano per l’elevata carsificabilità dell’area e per la mancanza di impermeabilizzazione del fondo, costituisce una grave fonte di inquinamento non solo per il terreno ma anche per le acque sotterranee carsiche; 
a circa 500 metri dall’ex discarica si trova l’Abisso di Trebiciano, una delle grotte visitabili più note della zona, nelle cui profondità scorre il fiume sotterraneo Timavo che drena le acque filtrate dalla zona sovrastante ed alimenta poi le sorgenti di S. Giovanni di Duino, nei pressi del mare. Negli ultimi anni durante prolungati periodi di siccità si è reso necessario  attingere  le acque del fiume per fornire la Provincia di Trieste;
dal 1990, infatti, il Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino (CAT) ha avviato una campagna d’informazione sulle grotte inquinate, ostruite e distrutte di cui ha regolarmente aggiornato l’elenco, inviato successivamente al Catasto competente; 
> attualmente il catasto regionale delle grotte comprende circa 7500 cavità censite e rilevate, 25 delle quali assoggettate a tutela paesaggistica in virtù delle eccezionali caratteristiche di interesse geologico, preistorico e storico, ai sensi del dlgs n. 490 del 1999 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali). Alcune di queste 25 cavità sono prossime alla ex discarica di Trebiciano; 
il 3 luglio del 2000, la Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in missione a Trieste per far luce sul regolare funzionamento delle discariche regionali, ha ascoltato in audizione rappresentanti delle autorità locali e delle imprese interessate nonchè il Prefetto, il Questore, il Procuratore distrettuale antimafia e i rappresentanti delle forze dell’ordine del capoluogo giuliano; 
nel corso delle audizioni, sia il Prefetto che il Questore hanno ridimensionato il fenomeno di infiltrazioni delinquenziali nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, mentre  il Procuratore distrettuale antimafia,  Nicola Maria Pace, ha dichiarato che “la zona di Gorizia, così come quella di Trieste e il Carso in generale, per la loro conformazione geologica costituiscono un luogo ideale per forme di smaltimento clandestine”; 
la Commissione, ricostituita nella XIV Legislatura, ha inviato nuovamente  a Trieste nel novembre del 2002 una delegazione che ha ascoltato rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e delle associazioni ambientaliste; 
“durante le audizioni – si legge nel documento finale della Commissione – è stato osservato sia dai componenti della Commissione parlamentare, sia da associazioni ambientaliste il grave inquinamento delle cavità naturali dell’altopiano carsico della provincia di Trieste. L’assessore all’ambiente della provincia di Trieste, in merito, ha evidenziato la determinazione dell’amministrazione nell’affrontare, in modo responsabile, questa delicata emergenza ambientale, ribadendo che, effettivamente, esistono delle vere e proprie discariche nelle grotte del Carso. Negli scorsi decenni, nelle grotte carsiche, è stato scaricato di tutto, dall’olio combusto, durante il periodo del governo militare alleato, a materiale di ogni tipo, anche di natura bellica. [….] Con la Regione, l’amministrazione provinciale ha attivato le necessarie procedure amministrative per definire specifiche convenzioni, anche con associazioni di speleologi, per acquisire ulteriori elementi di valutazione sul reale stato di inquinamento che consentano gli indifferibili interventi mirati, che comunque non potranno prescindere dal diretto coinvolgimento del ministero dell’ambiente” ;
il 21 gennaio 2014  l’interrogante ha presentato una interrogazione, la n. 5-01930, in cui  si evidenziava il rischio reale di inquinamento delle falde acquifere del fiume Timavo sottostante all’Abisso di Trebiciano,  riportando  anche il lavoro svolto dalla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti  conclusosi con l’impegno dell’Assessore all’Ambiente della provincia di Trieste di voler affrontare tale emergenza ambientale;
da un articolo del Piccolo del 2 febbraio 2014, di poco successivo al deposito dell’interrogazione di cui sopra, si apprendeva che l’Assessore all’Ambiente del  Comune di Trieste,   Umberto Laureni, a seguito di un incontro avutosi alla presenza del personale  del Comune, dell’ Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, dell’Acegas e dell’Azienda Sanitaria, avesse annunciato che non fosse stata rinvenuta  nessuna traccia  di inquinamento nelle acque del Timavo collegabili all’ex discarica di Trebiciano e che i controlli fossero costantemente eseguiti;
da un recentissimo articolo de Il Piccolo dell’11 giugno 2015,  si apprende che in una grotta nei pressi della Caverna detta “Abisso di Trebiciano”, situata  proprio sopra le acque del Timavo, sia catalogata un’altra grotta nella quale il fondo è ricoperto da un lago vischioso di colore nero dovuto alla presenza di idrocarburi,  da  cui emergerebbero pneumatici e bidoni;
fino a tempo fa,  i camion potevano accedere all’interno della grotta  e scaricare direttamente i residui oleosi;
a portare nuovamente l’attenzione sul problema è stati il Presidente della federazione speleologica triestina, Furio Premiani; 
inoltre, il presidente Premiani, non solo  avrebbe espresso timori per le infiltrazioni delle sostanze tossiche presenti nel terreno e probabilmente anche  nelle acque sottostanti, ma avrebbe anche denunciato che il Comune di Trieste, pur avendo iscritti al bilancio  30 mila euro  per censire altre 50 cavità e programmare ulteriori interventi di bonifica, non avrebbe mai avviato le procedure per l’utilizzo dei fondi;
sempre dall’articolo, si apprende che l’Arpa, dapprima accusata di inerzia dall’assessore all’ambiente del Comune di Trieste,  abbia annunciato, nei giorni scorsi, la propria disponibilità ad effettuare in laboratorio la caratterizzazione dei campioni eventualmente prelevati nelle cavità, confermando di non essere, però, in grado, di effettuare materialmente i prelievi dei campioni di materiale inquinante e di rifiuti all’interno delle cavità, dove sarebbe possibile la presenza di esplosivi, sostanze asfissianti o tossiche. 

– se sia a conoscenza della problematica espressa in premessa e quali nuovi elementi abbia in suo possesso;
– se  e come intenda agire di fronte ad una situazione sempre più allarmante di inquinamento di un patrimonio  naturalistico importantissimo quale le grotte del Carso;
– se ritenga urgente, anche alla luce della documentazione depositata della Commissione bicamerale di inchiesta,  avviare dei tavoli di lavoro per organizzare una serie di interventi mirati  di bonifica e di salvaguardia dell’ambiente e delle falde acquifere  sottostanti alle cavità e alle grotte carsiche di cui in premessa;
– se,  proprio per il ruolo attribuito al Ministero dell’ambiente e tutela del territorio  e del mare anche dalla Commissione bicamerale, intenda farsi promotore, di concerto con la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Trieste, i Comuni interessati e le associazioni di speleologi, di speciali convenzioni per acquisire ulteriori elementi di valutazione sul reale stato di inquinamento delle grotte carsiche

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