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Prima Guerra nel Litorale e nel Tirolo – Interrogazione Ministero della Difesa del 20 ottobre 2015 – Sollecito risposta dd 29 giugno 2016   Leave a comment

Al Servizio Assemblea
Sindacato Ispettivo
S E D E

Oggetto: Richiesta sollecito risposta interrogazione n. 4-10859

Spett. Servizio,
con la presente nota si sollecita la risposta del Ministro della Difesa all’ interrogazione in oggetto, presentata dal sottoscritto in data 23.10.15

Cordiali saluti  
Aris Prodani
Roma, 29/06/2016

Interrogazione a risposta scritta 4-10859
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Venerdì 23 ottobre 2015, seduta n. 509
Al Ministro della difesa, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
— Per sapere
– premesso che:
dopo l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia avvenuto a Sarajevo, il 28 luglio 1914 l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia; l’Imperatore Francesco Giuseppe, con il successivo proclama «Ai miei Popoli» del 31 luglio 1914, mobilitò le forze armate austro ungheresi, alla cui chiamata risposero i nativi del Litorale, del Tirolo e della Valcanale (parte degli attuali Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol); 
il 97o Reggimento di Trieste partì per il fronte orientale l’11 agosto 1914 con destinazione Leopoli dove, durante gli scontri con le formazioni russe, subì perdite pesantissime, pari ad oltre il 50 per cento degli effettivi impiegati; il reggimento fu ricostituito più volte con riserve e nuovi arruolati; 
numerosi altri reparti imperiali, come i famosi Kaiserjäger del Tirolo, la Marina imperiale e le formazioni dell’Esercito nazionale austriaco fecero il loro dovere con abnegazione e non con odio verso l’Austria come tramandato dalla vulgata nazionalista. Ad esempio, il 97o Reggimento KuK di Trieste che, secondo la propaganda sarebbe stato un reparto di disertori e lavativi, collezionò, in realtà, più di 3000 decorazioni al valore; 
a seguito della dichiarazione di guerra del Regno d’Italia ai due Stati di Austria ed Ungheria, gli avi del circa 1 milione e mezzo di attuali cittadini italiani delle province sopracitate, combatterono in difesa dei loro confini dalla nuova invasione; 
i volontari tirolesi germanofoni e neoromanzi del Tirolo, in numeri stimati da varie fonti dai 5 mila ai 7 mila 500, furono arruolati negli Standschützen dell’Esercito nazionale austriaco, con età non ricomprese in quella di leva, dai 14 agli 80 anni. Combatterono ad Ala la prima battaglia delle Dolomiti e tennero la linea difensiva, da soli, fino all’arrivo di altri reparti dal fronte russo, continuando a battersi in seguito, fino alla fine della guerra; 
mentre i volontari delle altre zone costituirono un battaglione di Marina da Trieste, un battaglione di terra dalla Contea di Gorizia, un battaglione di terra dall’Istria ed almeno una compagnia dalla Valcanale; 
per la Marina imperiale, il 20 per cento circa degli arruolati erano neoromanzi ed avevano studiato l’italiano a scuola come prima lingua. Più volte lodati dai comandi e dagli ufficiali, anch’essi in parte neoromanzi, furono decorati con diverse medaglie d’oro e con la medaglia al valore dell’ordine di Maria Teresa, massima onoreficenza dell’Austria Ungheria; 
i reparti dell’Esercito imperiale, come il X Marschbattalion del 97oreggimento di Trieste, ebbe più di 800 perdite sul Monte San Michele nelle prime battaglie dell’Isonzo. Lo stesso dicasi per diversi altre formazioni, come ad esempio il 47o reggimento che combatté lungamente sul Fronte dell’Isonzo, oppure i Kaiserschützen ed i Kaiserjäger che effettuarono azioni determinanti nel contrattacco di Kobarid-Krafreit-Caporetto ed in vari scontri sulle Dolomiti. Tutti questi ed altri reparti, vedevano la presenza dei nonni e bisnonni di una parte consistente di attuali cittadini italiani; 
il numero totale dei combattenti del Tirolo, Litorale e Valcanale viene stimato in oltre 100.000 unità, oltre a migliaia di volontari. La presenza di volontari delle stesse terre sul fronte opposto era meno significativa: recenti ricerche hanno dimostrato che i «volontari giuliani» di Trieste del 1915 furono qualche centinaio, mentre i volontari della «legione trentina» non sembrano, per analogia e vari indizi, stimabili in numeri maggiori; 
Lorenzo Baratter, storico e direttore del centro documentazione Luserna, nella ricostruzione storica pubblicata sul sito web I Recuperanti.it, narra le sorti dei quasi 60.000 trentini che combatterono per l’esercito nazionale austriaco ed imperiale austro-ungherese durante la Grande Guerra. Nel dopoguerra, a seguito del bando emesso il 16 novembre 1918 dalle nuove autorità italiane, dovettero affrontare lunghe prigionie e furono «esclusi de jure dal Governo italiano, in quanto ex-nemici, dai benefici assistenziali organizzati per gli ex combattenti, per i mutilati e per le altre categorie di vittime della guerra»; 
molti degli imprigionati e deportati a guerra terminata, con particolare riferimento ai volontari ed ai cosiddetti «austriacanti», tornarono alle proprie case solo nel 1920, mentre altri non vi fecero più ritorno, in quanto deceduti per cause sanitarie durante la prigionia; 
nel 1921 il decreto del prefetto Guadagnini ordinò di cancellare le parole «Tirolo» e «tirolesi» da qualsiasi supporto scritto, comprese le lapidi ed i monumenti ai caduti dei territori conquistati, e di trasferire le tombe dei caduti in luoghi anonimi. Iniziative analoghe avvennero nel Litorale e nella Valcanale; 
la storia dei soldati nativi del Tirolo, del Litorale e della Valcanale che hanno combattuto e sono caduti indossando le divise austriache ed austro-ungariche, è stata tenuta in sordina e nascosta dalla propaganda politica, già dall’Italia parlamentare del 1918 ma ancora di più dalla successiva Italia fascista, che del mito della «Vittoria mutilata» e di Vittorio Veneto fecero dei cavalli di battaglia ideologici, omettendo volutamente il racconto di questi avvenimenti; 
successivamente, la storiografia ufficiale italiana ha proseguito la narrazione classica, restando legata ad una visione «patriottica» e «liberatrice», spesso trascesa in un vero e proprio nazionalismo assimilatore, atta ad esaltare l’epopea dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale e continuando a trasmetterne i miti. Solo negli ultimi anni si è assistito ad un approfondimento delle «storie nascoste» grazie ad una maggior attenzione ed una diversa sensibilità di ricerche storiche e pubblicazioni, quasi tutte ad opera di eredi di quegli uomini condannati alla «damnatio memoriae»; 
il recupero storico delle radici di tanti cittadini italiani è tuttavia ostacolato dalla scarsa disponibilità di fonti archivistiche, distrutte e/o disperse dopo la fine della guerra. Negli anni ’20-30 del secolo scorso fu istituito lo «Schedario degli italiani delle nuove province già militari nell’esercito austro-ungarico, morti in seguito alla guerra». Si tratta di un documento, dapprima custodito presso l’ambasciata italiana a Vienna, utilizzato durante il fascismo per la gestione delle pratiche di pensione che l’Italia riconosceva alle vedove dei circa 30.000 soldati caduti, poi segretato dalla politica di propaganda di allora; 
tale documento, ancora oggi, non risulta essere stato reso pubblico; l’accesso allo schedario potrebbe essere utile per compilare l’elenco dei soldati dei territori conquistati dall’Italia, morti per la loro Patria precedente e, soprattutto, apporterebbe un forte contributo al lavoro di ricostruzione dei fatti e delle vicende legati alle sorti dei militari e delle popolazioni delle terre conquistate; 
in sede di approvazione alla Camera dei deputati della proposta di legge A.C. 2741, contenente «Disposizioni concernenti i militari ai quali è stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra Mondiale», l’interrogante ha presentato, il 21 maggio 2015, l’ordine del giorno n. 9/2741-A/1 con cui ha impegnato il Governo ad adottare le opportune iniziative per ricordare in modo degno il sacrificio di quei soldati nativi dei nuovi territori italiani caduti combattendo e indossando la divisa delle forze armate austro-ungariche; 
secondo l’interrogante, appare quantomai opportuna la proposta di costituzione di una Commissione mista di storici italiani e dei Paesi eredi dell’Austria Ungheria che videro gli avi degli attuali loro cittadini coinvolti sul fronte italiano della Prima Guerra Mondiale; 
l’obiettivo sarebbe di proporre una storia condivisa da tutte le popolazioni oggi unite dai legami comunitari, anche alla luce della risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile 2009 che, contro alcune interpretazioni storiche distorte in senso nazionalista da parte dei Paesi membri, raccomandava di lasciare la ricerca storica ai professionisti, capaci di «utilizzare strumenti scientifici per studiare il passato sforzandosi di essere quanto più possibile imparziali» –: 
se si intenda reperire e pubblicare lo «Schedario degli italiani delle nuove province, già militari nelle forze armate austriache ed austro ungariche, morti in seguito alla guerra» in maniera da agevolare le ricerche e la compilazione dell’elenco di costoro; 
quali iniziative intendano adottare, anche di concerto con le regioni Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, per incentivare lo studio e le ricerche dei documenti relativi ai fatti accaduti nei territori divenuti italiani e promuovere la conoscenza anche di questa parte della storia; 
se intendano adoperarsi per promuovere la costituzione di una Commissione mista di storici che abbia l’obiettivo di approfondire il periodo in questione e giungere alla proposizione di una storia quanto più possibile obbiettiva e condivisa

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Medaglie “Albo d’Oro” – Interrogazione al Ministero della Difesa – 13 aprile 2016   Leave a comment

Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro della Difesa

Premesso che:

Per sapere:

Nel corso della presente Legislatura, in data 21 maggio 2015, è stata votata in prima lettura, alla Camera dei Deputati, la Proposta di Legge A.C. 2741 “Disposizioni concernenti i militari italiani ai quali è stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra mondiale”. Il testo, che ha quale obiettivo la riabilitazione del personale militare italiano condannato alla pena capitale nel corso della prima guerra mondiale per la violazione di talune disposizioni previste dell’allora codice penale militare, è stato assegnato alla IV Commissione Difesa del Senato che, lo scorso 09 dicembre 2015, ha stabilito l’organizzazione di una serie di audizioni.

Durante la seduta n. 432 del 21 maggio 2015, l’interrogante ha depositato l’ordine del giorno n. 9/2741-A/1  accolto come raccomandazione dal rappresentante del Governo Domenico Rossi, Sottosegretario di Stato alla Difesa, che impegna il Governo, in occasione delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, ad onorare la memoria di tutti i caduti in guerra a prescindere dall’epoca e dalla divisa indossata. In particolare, restituendo alla verità anche vicende completamente dimenticate dalla storia e oscurate dalla propaganda, come la morte dei circa 30mila nativi del Tirolo, del Litorale e della Valcanale ( attuali Trentino Alto Adige – SudTirol e Friuli Venezia Giulia ) allora appartenenti all’Austria, che combatterono dal luglio 1914 con le divise delle forze armate austriache ed austro ungariche.

La storia e le storie di questi soldati, per buona parte avi dei cittadini italiani attualmente residenti nei citati territori, è stata tenuta in sordina e nascosta dalla propaganda politica, già dall’Italia parlamentare del 1918 ma ancora di più dal successivo regime fascista, che del mito della “Vittoria mutilata“ e di Vittorio Veneto fece dei cavalli di battaglia ideologici, ommettendo volutamente il racconto di questi avvenimenti. Successivamente, la storiografia ufficiale italiana ha proseguito la narrazione classica, restando legata ad una visione “patriottica” e “liberatrice”, spesso trascesa in un vero e proprio nazionalismo assimilatore, atta ad esaltare l’epopea dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale e continuando a trasmetterne i miti. Solo negli ultimi anni si è assistito ad un approfondimento delle “storie nascoste” grazie ad una maggior attenzione ed una diversa sensibilità di ricerche storiche e pubblicazioni, quasi tutte ad opera di eredi di quei 100.000 uomini che risposero alla chiamata dell’Imperatore Francesco Giuseppe e condannati alla “damnatio memoriae”.

Lo scrivente, in data 23 ottobre 2015 ha depositato l’interrogazione n. 4-10859 al Ministro della Difesa ed al Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo con la quale ha richiesto al Governo di adottare dei provvedimenti, di concerto con le Regioni Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol, per incentivare lo studio e le ricerche dei documenti relativi ai fatti accaduti nei territori divenuti italiani, al fine di iniziare un processo che miri a riportare la dovuta dignità a tutti i reduci ed i caduti della prima guerra mondiale, senza i filtri di verità nascoste.

Risulta evidente come il centenario dal Primo conflitto rappresenti una grande occasione per infrangere il muro di silenzio e di omissioni che per troppi anni ha relegato il ricordo di quegli avvenimenti prevalentemente agli ambiti familiari, negando la possibilità di un riconoscimento ufficiale.  

Lo scorso 24 maggio 2015, presso il Sacrario di Redipuglia ( Go ), in occasione del Centenario dell’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, sono stati ricordati i caduti con la lettura dell’Albo d’Oro e con la consegna di una Medaglia ai familiari dei caduti che ne hanno fatto richiesta.

Come indicato dal sito http://www.albodorograndeguerra.it, le occasioni di  commemorazione nominativa dei Caduti si sviluppa nell’ arco temporale dal 24 maggio 2014 al 04 novembre 2018, con la consegna ai Familiari della Medaglia Ricordo in ferro raffigurante, da un lato, il Logo del Governo per il Centenario della Grande Guerra, e dall’altra la statua presente nel Cimitero degli Eroi di Aquileia, su cui viene inciso il grado, cognome e nome del Caduto. L’Albo d’Oro e la medaglia, come comunicato dal sito internet della Regione FVG, sono iniziative patrocinate dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dal Ministero della Difesa, con le associazioni d’arma e con il Military Historical Center (MHC) di Udine.

Il citato sito riporta che “l’Evento di ricordare ogni Caduto della Grande Guerra nella Regione Friuli Venezia Giulia nasce dalla consapevolezza che il nostro territorio è legato alla memoria nazionale dell’Unità d’Italia. Nel Centenario della Grande Guerra 2014-2018 nelle Cerimonie delle Associazioni d’Arma verranno citando tutti gli iscritti nell’Albo d’Oro, 529.025 Caduti, dando una prova di riconoscenza verso le Forze Armate ed verso di contributo di sangue dato da tutte le famiglie italiane sulla nostra terra per l’unificazione della Patria. La Commemorazione del luogo della Memoria di ogni singolo Soldato Caduto è la testimonianza storica della loro vita che appartiene ad ogni Famiglia come percezione tangibile che la loro storia è nella storia dell’Unità d’Italia.”

La Legge della Regione FVG 4 ottobre 2013, n. 11 “Valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Prima Guerra mondiale e interventi per la promozione delle commemorazioni del centenario dell’inizio del conflitto, nonché norme urgenti in materia di cultura” all’Art 1. recita: “Al fine di sostenere la crescita di una cultura della pace e della pacifica convivenza tra i popoli la Regione promuove la valorizzazione e la conoscenza del patrimonio storico culturale e ambientale attinente ai fatti della Prima guerra mondiale, ricordando e onorando le vittime militari e civili di ogni schieramento e nazionalità.” A parere dell’interrogante, i testi riportati dall’home page del sito http://www.albodorograndeguerra.it non risultano centrare gli obiettivi della Legge Regionale: più che sostenere la crescita della pace e della convivenza sembrerebbe che la comunicazione resti nell’alveo della storiografia tradizionale, esaltando i concetti di “patria” e unità nazionale “.

Una mail diffusa nelle settimane scorse dal Coordinamento Albo d’Oro, nell’informare di un evento organizzato in collaborazione con la Regione FVG previsto a Trieste per il 16 aprile 2016, comunica che, durante l’appuntamento, “saranno consegnate le Medaglie Commemorative dalle Autorità Istituzionali alle famiglie dei Caduti sia con il Regio Esercito sia con l’Esercito Austro-Ungarico”.

Nei giorni scorsi, l’interrogante ha rivolto una serie di richieste di chiarimenti alle parti promotrici dell’iniziativa.

L’Associazione Albo d’Oro, per quanto riguarda le informazioni da riprodurre sulle medaglie, ha confermato l’impossibilità di verifica dei dati forniti dai famigliari delle vittime con divisa austriaca ed austroungarica in quanto gli elenchi dei caduti austriaci non sono nella disponibilità italiana; mentre, in merito alla Medaglia, alla domanda se si fosse previsto, oltre al logo governativo ufficiale stabilito per le celebrazioni del Centenario, si fosse pensato a un immagine differente dall’attuale, sull’altra faccia, ( che attualmente riproduce la statua del Cimitero degli Eroi di Aquileia ), adatta all’occasione di cui sopra, visto che verrebbe consegnata ai parenti di soldati caduti con una uniforme diversa dall’italiana combattendo per il proprio paese ( un simbolo di pacificazione, che potesse accomunare le diverse storie senza  prevaricare o forzare le memorie, sarebbe stato, a parere dell’interrogante, opportuno), l’Associazione ha confermato che non siano state previste differenziazioni, e coloro i quali desiderassero ricevere la Medaglia possono farne richiesta, mentre coloro che non reputassero la medaglia adatta a commemorare i propri caduti, possono esimersi dal richiederla.

Successivamente al colloquio intercorso, durante il quale lo scrivente ha fatto osservare come i testi proposti dal sito http://www.albodorograndeguerra.it/ non fossero proprio corrispondenti alla finalità della Legge Regionale di riferimento e fosse assente un rimando alla possibilità di richiedere la Medaglia Commemorativa anche per i caduti con la uniforme austro ungarica, è stata inserita la seguente dicitura “La Medaglia Commemorativa è anche per i Caduti Austriaci di lingua Italiana che hanno perso la vita con il “Kaiserlich und Königlich” per ricordare alle loro Famiglie il loro sacrificio in una visione di Europa Unita e per un messaggio di Pace tra i Popoli.”  Lo scrivente si  rammarica far notare che, nonostante le osservazione siano state prese in considerazione, il testo inserito riporti delle gravi inesattezze alle quali sarebbe necessario porre rimedio.

Una lettera è stata, lo scorso 7 aprile 2016, inviata anche all’Assessore alla Cultura, Sport e solidarietà della Regione Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti ed alla Presidente della Regione Debora Serracchiani, per la quale  si è in attesa di risposta.

La complessità degli eventi storici che hanno attraversato in particolare alcuni territori, dovrebbero, a giudizio dell’interrogante, tenere conto di sensibilità che potrebbero addirittura non essere comprese agli occhi di chi ne ignori le dinamiche. Ma proprio dalla Regione Friuli Venezia Giulia, in accordo con tutte le istituzioni interessate, dovrebbe partire un’opera di riconoscimento della realtà storica che restituisca dignità a tutti i protagonisti del nostro passato: onorare la memoria di tutti i caduti nella Grande Guerra attraverso un riconoscimento simbolico e la partecipazione delle famiglie, soprattutto dei giovani, che hanno avuto un proprio congiunto tra i soldati morti nella carneficina della Prima Guerra Mondiale è un segno importante e doveroso nei confronti di chi ha perso la vita per il proprio Paese, prescindendo dal colore della propria uniforme.

– Se il Ministero interrogato sia a conoscenza di quanto esposto

– Se il Ministero della Difesa, in occasione delle celebrazioni per il Centenario, intenda dal luogo al contenuto dell’ordine del giorno accolto 9/2741-A/1 ,  in particolare nei territori passati al Regno d’Italia al termine della Prima Guerra Mondiale

– Se il Ministero, in qualità di soggetto patrocinante le iniziative proposte dal Comitato Albo d’Oro, intenda promuovere, di concerto con la Regione FVG, la proposizione di un riconoscimento per i discendenti delle vittime della Prima Guerra Mondiale che abbia l’obiettivo di unificare le diverse sensibilità e le diverse memorie, onorando tutti i caduti, senza distinzione di divisa

– Se il Ministero intenda promuovere, di concerto con le istituzioni interessate, delle iniziative finalizzate ad incentivare lo studio e le ricerche dei documenti relativi ai fatti accaduti nei territori divenuti italiani, al fine di iniziare un processo che miri a riportare la dovuta dignità a tutti i reduci ed i caduti della prima guerra mondiale, in particolare a quanti, nativi e residenti del Litorale, del Tirolo e del Val Canale, combatterono e perirono indossando la divisa del proprio Paese.

 

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Prima Guerra: medaglie ricordo caduti con la divisa austro ungarica- Chiarimento alla RegioneFvg 11 aprile 2016   Leave a comment

Gent.
Assessore alla Cultura, Sport e solidarietà Regione FVG
Gianni Torrenti

E  p.c.

Gent.
Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Debora Serracchiani

OGGETTO: Chiarimenti logo Medaglie Ricordo “Albo d’Oro”

Gentile Assessore,
il progetto Medaglie Ricordo “Albo d’Oro”, presentato quale “memoriale per tutte le famiglie italiane” si colloca nell’ambito delle commemorazioni che la Regione Friuli Venezia Giulia dedica al Centenario della Grande Guerra.

Già da qualche tempo, durante le Cerimonie, che si tengono a cura delle Associazioni d’Arma, vengono letti in modo solenne tutti i nomi dei Caduti iscritti all’Albo d’Oro (529.025 persone) e vengono consegnate le Medaglie Commemorative ai famigliari dei caduti appartenenti al Regio Esercito.

Da una comunicazione ricevuta dal Coordinamento Albo d’Oro Grande Guerra, si apprende che, in occasione di uno degli eventi programmati a Trieste in Piazza dell’Unità il prossimo 16 aprile, “saranno consegnate le Medaglie Commemorative dalle Autorità Istituzionali alle famiglie dei Caduti sia con il Regio Esercito, sia con l’esercito austro-ungarico “.

Per l’importanza rivestita da tale evento ed, in particolare, dallo sforzo di superare la retorica che ha pervaso la narrazione della Prima Guerra da quasi un secolo, riconoscendo anche i caduti con uniforme austro-ungarica nativi dei territori della zona del Litorale e della Val Canale ( attualmente nella Regione FVG ), il sottoscritto, nei giorni scorsi, ha contattato l’associazione Albo D’Oro per avere dei chiarimenti circa il logo presente sulle Medaglie e la modalità di richiesta del riconoscimento.

Nel colloquio intercorso, oltre ad avere una conferma dell’impossibilità di verifica dei dati forniti dai famigliari delle vittime in quanto gli elenchi dei caduti austriaci non sono nella disponibilità italiana, si è chiesto all’Associazione in questione se, oltre al logo governativo ufficiale previsto per le celebrazioni del Centenario, si fosse pensato a un immagine differente dall’attuale, sull’altra faccia, ( che attualmente riproduce la statua del Cimitero degli Eroi di Aquileia ), adatta all’occasione di cui sopra, visto che verrebbe consegnata ai parenti di soldati caduti con una uniforme diversa dall’italiana combattendo per il proprio paese: un simbolo di pacificazione, che potesse accomunare le diverse storie senza  prevaricare o forzare le memorie.

Alla mia osservazione, ho ricevuto una risposta che intendo condividere con Voi e chiedere, a riguardo, dei chiarimenti. Al sottoscritto è stato riferito che le medaglie proposte dalla Regione Friuli Venezia Giulia siano prodotte nello stesso modo e non prevedono differenziazioni. Coloro i quali desiderassero ricevere la Medaglia possono farne richiesta, mentre coloro che non reputassero la medaglia adatta a commemorare i propri caduti, possono esimersi dal richiederla.

Successivamente al colloquio intercorso, nel quale ho osservato come, a mio parere, i testi proposti dal sito http://www.albodorograndeguerra.it/ non fossero corrispondenti alla finalità della Legge Regionale di riferimento e fosse assente un rimando alla possibilità di richiedere la Medaglia Commemorativa anche per i caduti con la uniforme austro ungarica, è stata inserita la seguente dicitura “La Medaglia Commemorativa è anche per i Caduti Austriaci di lingua Italiana che hanno perso la vita con il “Kaiserlich und Königlich” per ricordare alle loro Famiglie il loro sacrificio in una visione di Europa Unita e per un messaggio di Pace tra i Popoli.” Mi rammarico far notare che, nonostante la mia osservazione sia stata presa in considerazione, il testo inserito riporti delle gravi inesattezze alle quali sarebbe necessario porre rimedio.

La complessità degli eventi storici che hanno attraversato i nostri territori dovrebbero, a mio giudizio, tenere conto di sensibilità che potrebbero addirittura non essere comprese agli occhi di chi ne ignori le dinamiche. Ma proprio dalla nostra Regione dovrebbe partire un’opera di riconoscimento della realtà storica che restituisca dignità a tutti i protagonisti del nostro passato.

Onorare la memoria di tutti i caduti nella Grande Guerra attraverso un riconoscimento simbolico e la partecipazione delle famiglie, soprattutto dei giovani, che hanno avuto un proprio congiunto tra i soldati morti nella carneficina della Prima Guerra Mondiale è un segno importante e doveroso nei confronti di chi ha perso la vita per il proprio Paese, prescindendo dal colore della propria uniforme.

Pertanto, con la presente, richiedo se la Regione abbia valutato con attenzione la questione sopraesposta e se intenda considerare la possibilità di utilizzo, nell’ambito del “progetto Medaglie Ricordo Albo d’Oro“, di un riconoscimento differente da quello attualmente previsto, per i famigliari di coloro che, nativi del Litorale o della Val Canale, caddero indossando l’uniforme austro-ungarica.

Certo di un positivo riscontro porgo,

I miei cordiali saluti

Aris Prodani

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Centenario PGM, Medaglie ricordo: o mangi sta minestra.. – 3 aprile 2016   Leave a comment

Il Coordinamento Albo D’Oro Grande Guerra comunica che sabato 16 aprile dalle ore 10.00 alle ore 18.00 a Trieste in Piazza Unità d’Italia si terrà uno degli eventi previsti per celebrare il centenario della PGM: “saranno consegnate le Medaglie Commemorative dalle Autorità Istituzionali alle Famiglie dei Caduti sia con il Regio Esercito sia con l’Esercito Austro-Ungarico”

Wow….mi dico.
Finalmente ci sono arrivati. Finalmente si è messa da parte la solita retorica che ci trasciniamo da quasi un secolo e si riconoscono i fatti storici per quello che sono stati veramente.

Dare un riconoscimento anche a coloro che, nati e vissuti nel Litorale, hanno combattuto e sono caduti con la divisa delle forze armate austriache ed austroungariche ( 100.000 tra Litorale e Tirolo risposero all’appello di Francesco Giuseppe ) è un inizio. Ed era ora.

Nulla a che vedere con austriacantismo o cose del genere, ma una semplice quanto dovuto atto di verità.

A volte, però, la cose semplici sono le più difficili da raggiungere.
Qualche giorno fa telefono all’associazione Albo D’Oro per avere dei chiarimenti.

Immagino, mi dico ( e chiedo ) che si sia pensato ad una Medaglia che, oltre al logo governativo ufficiale per tutte le celebrazioni del centenario, per l’altra faccia ( che di norma raffigura la statua del Cimitero degli Eroi di Aquileia ) si sia pensato un qualcosa di diverso.
Qualcosa, mi dico, che porti ad un simbolo di pacificazione, ad in ricordo del dramma comune della guerra, qualcosa che, comunque, non simboleggi il caduto in divisa italiana, visto che deve essere consegnato anche ai parenti di chi è caduto con una divisa diversa…magari difendendo la propria patria da chi la stava invadendo.

Per qualcuno potrebbero sembrare aspetti superficiali, poco degni di considerazione. Per molti, invece, risultano essere molto importanti.

Questa mia osservazione riceve una risposta che mi stupisce non poco.
Posto che le 400mila medaglie pagate dalla Regione sono tutte uguali, nulla è stato pensato a proposito di questa situazione. E sì che stiamo parlando di un territorio dove la storia si è scritta con il sangue. Dovrebbero esserci delle conoscenze e delle sensibilità particolari. Dovrebbero..

Per finire, mi viene risposto che, chi vuole ricevere la Medaglia può farne richiesta ( ma per la parte “austriaca” non è possibile verificare i dati forniti dai famigliari..), chi non reputi che la Medaglia sia opportuna, può evitare di richiederla.

Ma la Medaglia non è quella che viene presentata come ” Il Memoriale per tutte le famiglie italiane “??

Eccoci. Siamo alle solite.
O mangi questa minestra…

Ennesima occasione ( colpevolmente ) sprecata.

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Cimitero Austro Ungarico di Prosecco ( TS ) – november_7th   Leave a comment

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Prodani, ricordo dei soldati del Litorale e del Tirolo. Intervento in aula 04 novembre 2015   Leave a comment

L’Imperatore Francesco Giuseppe,  con il proclama “Ai miei Popoli” del 31 luglio 1914, mobilitò per la guerra le forze armate austro ungheresi. Alla chiamata risposero più di 100.000 nativi del Litorale, del Tirolo e della Valcanale (parte degli attuali Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol ),

I soldati, per buona parte avi degli attuali cittadini italiani residenti nei sopracitati territori, inquadrati in formazioni di terra e di mare, combatterono con abnegazione e senso del dovere a difesa dei propri confini, collezionando migliaia di onorificenze e decorazioni al valore.

La storia e le storie di questi soldati,  che hanno combattuto e sono caduti indossando le divise austriache ed austro-ungariche, è stata tenuta in sordina e nascosta dalla propaganda politica già dall’Italia parlamentare del 1918, ma ancora di più dalla successiva Italia fascista che del mito della “Vittoria mutilata“ e di Vittorio Veneto fecero dei cavalli di battaglia ideologici, ommettendo volutamente il racconto di questi avvenimenti.

LA storiografia ufficiale italiana ha proseguito la narrazione classica, restando legata ad una visione “patriottica” e “liberatrice”, atta ad esaltare l’epopea dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale e continuando a trasmetterne i miti.   

Solo gli ultimi anni hanno visto una maggior attenzione ed una diversa sensibilità di ricerche storiche e pubblicazioni, quasi tutte ad opera degli eredi di quegli uomini condannati alla “damnatio memoriae”

il centenario dal Primo conflitto rappresenta, dunque, una grande occasione per infrangere il muro di silenzio e di omissioni che per troppi anni ha relegato il ricordo di quegli avvenimenti prevalentemente agli ambiti familiari, negando la possibilità di un riconoscimento ufficiale.  

Crediamo necessaria la proposta di costituzione di una Commissione mista di storici italiani e dei Paesi eredi dell’Austria Ungheria che videro gli avi degli attuali loro cittadini coinvolti sui fronti della Prima Guerra Mondiale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di proporre una Storia condivisa da tutte le popolazioni oggi unite dai legami comunitari, anche alla luce della risoluzione del Parlamento Europeo del 2 aprile 2009  

L’auspicio è che il percorso, dando anche seguito al mio ordine del giorno accolto lo scorso maggio, possa aver inizio in tempi brevi e rappresenti solo il punto di partenza di un processo che miri a riportare la dovuta dignità a tutti i reduci ed i caduti della prima guerra mondiale, senza i filtri di verità nascoste.

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Prodani, Prima Guerra: ricordare i nativi del Litorale e del Tirolo – Interrogazione dd 22 ottobre 2015   Leave a comment

INTERROGAZIONE  A RISPOSTA SCRITTA
Prodani
Al Ministro della Difesa, al Ministero dei beni Cuturali e del Turismo
-per sapere
-premesso che

dopo l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia avvenuto a Sarajevo, il 28 luglio 1914 l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia; l’Imperatore Francesco Giuseppe, con il successivo proclama “Ai miei Popoli” del 31 luglio 1914, mobilitò le forze armate austro ungheresi, alla cui chiamata risposero i nativi del Litorale,  del Tirolo e della Valcanale (parte degli attuali Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol ).

il 97° Reggimento di Trieste partì per il fronte orientale l’11 Agosto 1914 con destinazione Leopoli dove, durante gli scontri con le formazioni russe, subì perdite pesantissime, pari ad oltre il 50% degli effettivi impiegati; il Reggimento fu ricostituito più volte con riserve e nuovi arruolati.

Numerosi altri reparti imperiali, come i famosi Kaiserjäger del Tirolo, la Marina imperiale e le formazioni dell’Esercito Nazionale austriaco fecero il loro dovere con abnegazione e non con odio verso l’Austria come tramandato dalla vulgata nazionalista. Ad esempio, Il 97° Reggimento KuK di Trieste che, secondo la propaganda sarebbe stato un reparto di disertori e lavativi, collezionò, in realtà, più di 3000 decorazioni al valore.

A seguito della dichiarazione di guerra del Regno d’Italia ai due Stati di Austria ed Ungheria, gli avi del circa 1 milione e mezzo di attuali cittadini italiani delle Province sopracitate, combatterono in difesa dei loro confini dalla nuova invasione.

I volontari tirolesi germanofoni e neoromanzi del Tirolo, in numeri stimati da varie fonti dai 5mila ai 7mila 500, furono arruolati negli Standschützen dell’Esercito Nazionale austriaco, con età non ricomprese in quella di leva, dai 14 agli 80 anni. Combatterono ad Ala la prima battaglia delle Dolomiti e tennero la linea difensiva, da soli, fino all’arrivo di altri reparti dal fronte russo, continuando a battersi in seguito, fino alla fine della guerra.

Mentre i volontari delle altre zone costituirono un battaglione di Marina da Trieste, un battaglione di terra dalla Contea di Gorizia, un battaglione di terra dall’Istria ed almeno una compagnia dalla Valcanale.

Per la Marina Imperiale, il 20% circa degli arruolati erano neoromanzi ed avevano studiato l’italiano a scuola come prima lingua. Più volte lodati dai Comandi e dagli ufficiali, anch’essi in parte neoromanzi, furono decorati con diverse medaglie d’oro e con la Medaglia al Valore dell’Ordine di Maria Teresa, massima onoreficenza dell’Austria Ungheria.

I reparti dell’Esercito Imperiale, come il  X Marschbattalion del 97° Reggimento di Trieste, ebbe più di 800 perdite sul Monte San Michele nelle prime battaglie dell’Isonzo. Lo stesso dicasi per diversi altre formazioni, come ad esempio il 47° Reggimento che combattè lungamente sul Fronte dell’Isonzo, oppure i Kaiserschützen ed i Kaiserjäger che effettuarono azioni determinanti nel contrattacco di Kobarid-Krafreit-Caporetto ed in vari scontri sulle Dolomiti. Tutti questi ed altri reparti, vedevano la presenza dei nonni e bisnonni di una parte consistente di attuali cittadini italiani.

l numero totale dei combattenti del Tirolo, Litorale e Valcanale viene stimato in oltre 100.000 unità, oltre a migliaia di volontari. La presenza di volontari delle stesse terre sul fronte opposto era meno significativa: recenti ricerche hanno dimostrato che i “volontari giuliani“ di Trieste del 1915 furono qualche centinaio, mentre i volontari della “legione trentina“ non sembrano, per analogia e vari indizi, stimabili in numeri maggiori.

Lorenzo Baratter, Storico e Direttore del Centro Documentazione Luserna, nella ricostruzione storica pubblicata su sito web I Recuperanti.it, narra le sorti dei quasi 60.000 trentini che combatterono per l’esercito nazionale austriaco ed imperiale austro-ungherese durante la Grande Guerra. Nel dopoguerra, a seguito del bando emesso il 16 novembre 1918 dalle nuove autorità italiane, dovettero affrontare lunghe prigionie e furono “esclusi de jure dal Governo italiano, in quanto ex-nemici, dai benefici assistenziali organizzati per gli ex combattenti, per i mutilati e per le altre categorie di vittime della guerra”.

Molti degli imprigionati e deportati a guerra terminata, con particolare riferimento ai volontari ed ai cosiddetti “austriacanti”, tornarono alle proprie case solo nel 1920, mentre altri non vi fecero più ritorno, in quanto deceduti per cause sanitarie durante la prigionia.

Nel 1921 il decreto del Prefetto Guadagnini ordinò di cancellare le parole “Tirolo” e “tirolesi” da qualsiasi supporto scritto, comprese le lapidi ed i monumenti ai caduti dei territori conquistati e di trasferire le tombe dei caduti in luoghi anonimi. Iniziative analoghe avvennero nel Litorale e nella Valcanale.

La storia dei soldati nativi del Tirolo, del Litorale e della Valcanale che hanno combattuto e sono caduti indossando le divise austriache ed austro-ungariche, è stata tenuta in sordina e nascosta dalla propaganda politica, già dall’Italia parlamentare del 1918 ma ancora di più dalla successiva Italia fascista, che del mito della “Vittoria mutilata“ e di Vittorio Veneto fecero dei cavalli di battaglia ideologici, ommettendo volutamente il racconto di questi avvenimenti.

Successivamente, la storiografia ufficiale italiana ha proseguito la narrazione classica, restando legata ad una visione “patriottica” e “liberatrice”, spesso trascesa in un vero e proprio nazionalismo assimilatore, atta ad esaltare l’epopea dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale e continuando a trasmetterne i miti. Solo negli ultimi anni si è assistito ad un approfondimento delle “storie nascoste” grazie ad una maggior attenzione ed una diversa sensibilità di ricerche storiche e pubblicazioni, quasi tutte ad opera di eredi di quegli uomini condannati alla “damnatio memoriae”.

Il recupero storico delle radici di tanti cittadini italiani è tuttavia ostacolato dalla scarsa disponibilità di fonti archivistiche, distrutte e/o disperse dopo la fine della guerra. Negli anni ’20-30 del secolo scorso fu istituito lo “Schedario degli italiani delle nuove provincie già militari nell’esercito austro-ungarico, morti in seguito alla guerra”. Si tratta di un documento, dapprima custodito presso l’Ambasciata Italiana a Vienna, utilizzato durante il fascismo per la gestione delle pratiche di pensione che l’Italia riconosceva alle vedove dei circa 30.000 soldati caduti, poi segretato dalla politica di propaganda di allora.

Tale documento, ancora oggi, non risulta essere stato reso pubblico; l’accesso allo schedario potrebbe essere utile per compilare l’elenco dei soldati dei territori conquistati dall’Italia, morti per la loro Patria precedente e, soprattutto, apporterebbe un forte contributo al lavoro di ricostruzione dei fatti e delle vicende legati alle sorti dei militari e delle popolazioni delle terre conquistate;

in sede di approvazione alla Camera dei Deputati della proposta di legge A.C. 2741, contenente “Disposizioni concernenti i militari ai quali è stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra Mondiale”,  l’interrogante ha presentato, il 21 maggio 2015, l’ Ordine del Giorno n. 9/2741-A/1 con cui ha impegnato il Governo ad adottare le opportune iniziative per ricordare in modo degno il sacrificio di quei soldati nativi dei nuovi territori italiani caduti combattendo e indossando la divisa delle forze armate austro-ungariche;

secondo l’interrogante, appare quantomai opportuna la proposta di costituzione di una Commissione mista di storici italiani e dei Paesi eredi dell’Austria Ungheria che videro gli avi degli attuali loro cittadini coinvolti sul fronte italiano della Prima Guerra Mondiale.

L’obiettivo sarebbe di proporre una Storia condivisa da tutte le popolazioni oggi unite dai legami comunitari, anche alla luce della risoluzione del Parlamento Europeo del 2 aprile 2009 che,  contro alcune interpretazioni storiche distorte in senso nazionalista da parte dei Paesi membri, raccomandava di lasciare la ricerca storica ai professionisti, capaci di “utilizzare strumenti scientifici per studiare il passato sforzandosi di essere quanto più possibile imparziali”;

– se intenda reperire e pubblicare lo “Schedario degli italiani delle nuove provincie, già militari nelle forze armate austriache ed austro ungariche, morti in seguito alla guerra” in maniera da agevolare le ricerche e la compilazione  dell’elenco di costoro;

– quali provvedimenti intenda adottare, anche di concerto con le Regioni Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol, per incentivare lo studio e le ricerche dei documenti relativi ai fatti accaduti nei territori divenuti italiani e promuovere la conoscenza anche di questa parte della storia;

– se intenda adoperarsi per promuovere la costituzione di una Commissione mista di storici che abbia l’obiettivo di approfondire il periodo in oggetto e giungere alla proposizione di una storia quanto più possibile obbiettiva e condivisa

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Museo storico militare di Redipuglia, Prodani (M5S): «Il sito deve essere aperto anche di domenica e nei giorni festivi» C.S. del 25 settembre 2014   Leave a comment

«Bisogna rivedere i giorni e gli orari di apertura del Museo storico militare di Redipuglia. La sua chiusura di domenica e durante i giorni festivi costituisce un grave ostacolo alla fruibilità di visitatori e turisti proprio durante le celebrazioni del centenario della Grande Guerra. Governo e Regione devono attivarsi per risolvere questo problema». Come per il Faro della Vittoria di Trieste e il Castello di Miramare, il deputato del MoVimento 5 Stelle Aris Prodani, con una interrogazione, porta anche questo caso in Parlamento e nelle apposite sedi ministeriali.

«Il Museo storico militare si trova all’interno del Sacrario di Redipuglia, il più grande del suo genere presente in Italia dedicato ai caduti della Grande Guerra, e offre una dettagliata panoramica sugli avvenimenti relativi a quel periodo storico e una collezione di armi e cimeli che lo rende tra i più completi del Paese – spiega Prodani -. Purtroppo però i giorni di apertura di questo importantissimo e imponente Museo sono insufficienti soprattutto durante le celebrazioni del centenario della Grande Guerra, visto che il Sacrario attira ogni anno centinaia di migliaia di turisti».

«Inoltre è molto grave – rimarca il segretario della Commissione Attività produttive della Camera – che dalla consultazione dei tre siti internet ufficiali (“Itinerari della Grande Guerra” e le pagine dedicate di “TurismoFvg.it” e del Ministero della Difesa) emergano incongruenze su giorni e orari di apertura che sicuramente finiscono per confondere e indurre in errore i potenziali visitatori. Una situazione che non è più accettabile».

«È bene ricordare che per la celebrazione del centenario della Grande Guerra sono state stanziate ingenti risorse economiche da parte dello Stato, delle Regioni e dell’Unione europea. È assurdo – sostiene il portavoce M5S – che non venga potenziata al massimo la possibilità di visitare tutti i siti legati a questa pagina della storia di questi territori».

«Avevamo già posto il problema in Regione durante una Commissione – ricorda invece la consigliera M5S Ilaria Dal Zovo -. In quell’occasione la giunta aveva spiegato che si trattava di un problema legato alla mancanza di personale e aveva promesso di occuparsi della questione. Nulla invece è cambiato e decine di comitive di turisti sono rimaste fuori dal museo dopo aver visitato il Sacrario. Per questo – annuncia in conclusione la portavoce M5S – nei prossimi giorni presenteremo una interrogazione per conoscere le reali intenzioni della giunta Serracchiani».

Di seguito il testo dell’interrogazione

Interrogazione a risposta in commissione

PRODANI.
— Al Ministro della Difesa.
— Per sapere
– premesso che:

ricade quest’anno il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, in occasione del quale si terranno celebrazioni nazionali e regionali tra maggio 2014 e novembre 2018;

la Grande Guerra ha costituito uno degli eventi tra i più drammatici del secolo scorso, cui ha fatto seguito un ulteriore conflitto mondiale, di cui non bisogna perdere la memoria e le testimonianze di coloro che l’hanno combattuta;

vaste aree del nord Italia – in particolare il Friuli Venezia Giulia, il Trentino, l’Alto Adige, il Veneto e la Lombardia – sono stati teatri degli scontri tra soldati italiani e dell’Impero austro-ungarico ed oggi ospitano itinerari e musei dedicati;

tra questi spicca il Sacrario di Redipuglia (Gorizia), il più grande del suo genere presente in Italia dedicato ai caduti della Grande Guerra, di cui costituisce parte integrante il Museo storico militare;

quest’ultima struttura, nata nel 1971 e gestita dal Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa, si trova all’interno dell’ex Casa della III Armata ai piedi del Colle Sant’Elia e offre una dettagliata panoramica sugli avvenimenti relativi a quel tratto di fronte ed una collezione di armi e cimeli che lo rende tra i più completi del Paese;

dalla consultazione dei tre siti internet ufficiali – “Itinerari della Grande Guerra” e le pagine dedicate di “TurismoFvg.it” e del Ministero della Difesa – emergono incongruenze su giorni e orari di apertura, situazione in grado di confondere e indurre in errore i potenziali  visitatori;

secondo quanto riportato dal sito internet “Itinerari della Grande Guerra” il Museo sarebbe aperto da martedì al sabato dalle 9.00 alle 12.00 e dalle ore 14.00 alle 17.00, con l’esclusione quindi del lunedì, della domenica, dei festivi e del  25 luglio giorno del Santo Patrono;

il portale “turismofvg.it”, invece, riporta nel dettaglio orari ed aperture dal 1 aprile al 31 maggio e dal 1 agosto al 30 settembre (martedì-sabato ore 8.30 alle 12.00 e dalle ore 14.00 alle 17.00) e per gli altri mesi  (martedì-sabato dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle ore 14.00 alle 17.00), segnalando la chiusura della struttura tutti i lunedì, le  domeniche, i giorni festivi e il 25 luglio;

sull’apposita pagina web sito ministero della Difesa, invece, si legge solo che “il Sacrario è visitabile i giorni feriali, dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00, e i giorni festivi, dalle 09.00 alle ore 13.00 (dal 1° aprile al 30 settembre). Dal 1° ottobre al 31 marzo è chiuso nei giorni di domenica e lunedì”;

risultano evidenti le informazioni difformi pubblicate dai tre portali, imponendo un’immediata rettifica dei dati difformi e non veritieri;

i giorni di apertura di quest’importantissimo e imponente Museo appaiono, a detta dell’interrogante, insufficienti soprattutto durante le celebrazioni del centenario della Grande Guerra, circostanza che ne imporrebbe la fruibilità soprattutto la domenica;

sull’inopportunità di chiudere le porte della struttura nei giorni festivi, circostanza che quindi non è rimasta inosservata, è intervenuto un articolo pubblicato dal quotidiano Il Piccolo di Trieste il 26 aprile 2014, intitolato “La grande beffa: musei di Redipuglia chiusi nei festivi”, che ha stigmatizzato la chiusura nella ricorrenza del 25 aprile e durante i numerosi “ponti” che avrebbero potuto favorire l’affluenza turistica nella struttura;

il Sacrario attira ogni anno decine di migliaia di turisti: nel 2013, secondo i dati della Pro Loco di Fogliano–Redipuglia – riportati dal dossier “I monumenti dimenticati della Grande Guerra” del quotidiano il Corriere della Sera – i visitatori sarebbero stati oltre 422mila, mentre nel primo semestre del 2014 il numero è arrivato a circa di 243mila;

desta stupore la notizia che il Museo virtuale della Grande guerra, inaugurato nella Regia Stazione di Redipuglia poco distante dal Museo storico militare, risulta tra le strutture più importanti da visitare nel Friuli Venezia Giulia nell’ambito delle celebrazioni in corso;

come riportato da un ulteriore articolo del quotidiano Il Piccolo del 17 luglio 2014, nei primi cinque giorni di apertura ben 1.200 persone hanno avuto accesso al banco multimediale, a riprova dell’interesse suscitato nel pubblico da questa pagina di storia, circostanza che stride con l’impossibilità di visitare il museo inesorabilmente chiuso proprio la domenica;

per la celebrazione del centenario della Grande guerra sono state stanziate ingenti risorse economiche da parte dello Stato, delle Regioni e dell’Unione europea che ha promosso i tre progetti “Europeana Collections 1914-1918”, “Europeana 1914-1918 – untold stories & official histories of WW1” e “European film gateway”, a testimonianza dell’importanza dell’evento -:

se il ministero competente intenda sollecitare una revisione di giorni e orari di apertura del Museo storico militare di Redipuglia, visto che il limite delle aperture attuali costituisce un grave ostacolo alla fruibilità di visitatori e turisti proprio durante le celebrazioni del centenario della Grande Guerra;

se, d’accordo con la Regione Friuli Venezia Giulia, s’intenda garantire una migliore fruibilità per il sito.

PRODANI

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Guide turistiche, Prodani (M5S): «La figura degli “esperti specializzati in Grande Guerra” è costituzionalmente illegittima» 01 agosto 2014   Leave a comment

«No ai cosiddetti “esperti specializzati in Grande Guerra”, figura nata in ambito culturale e impiegata nel settore turistico pur non rispettando i requisiti previsti per alcuna professione turistica». A prendere posizione sull’argomento è il deputato del MoVimento 5 Stelle Aris Prodani che, con una interrogazione, ha portato il caso all’attenzione del governo e del Parlamento.
«La legge regionale n. 11 del 2013 sulla “Grande Guerra” ha abrogato le disposizioni previste dalla legge precedente ma ha salvato, all’articolo 6, la figura e le funzioni degli “esperti specializzati in grande guerra” – ricorda Prodani -. Questa modifica, però, determina di fatto la creazione di una nuova professione in ambito turistico, anche se circoscritta a determinati siti, che potrebbe travalicare i limiti di competenze e attribuzioni riconosciuti dalla Costituzione tra Stato e Regioni. La competenza in questa materia, infatti, non può essere regionale».

«Purtroppo il governo, nel novembre scorso, non ha impugnato la legge regionale sulla “Grande Guerra”. A questo punto – attacca il segretario della Commissione Attività produttive della Camera – vogliamo capire quali siano i motivi che hanno indotto l’esecutivo a non impugnare questa norma che presenterebbe numerosi profili di criticità. Tra questi c’è anche l’esercizio abusivo della professione di guida turistica o naturalistica qualora si operasse in luoghi inseriti all’interno dell’elenco dei siti la cui divulgazione fosse riservata a guide abilitate. Al governo Renzi – aggiunge il portavoce M5S – chiediamo, inoltre, di valutare con attenzione l’eventuale impugnativa della modifica introdotta dalla legge di assestamento del bilancio per il 2014 della Regione Friuli Venezia Giulia».

Da sottolineare infine che anche il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale si è espresso più volte contro l’istituzione degli “esperti della Grande Guerra”, che ora, oltre ad affiancarsi alla figura delle guide turistiche senza alcun inquadramento, potranno operare in autonomia nei siti della grande guerra, a danno delle guide turistiche già attive sul territorio.

Di seguito il testo integrale dell’interrogazione

Interrogazione a risposta in commissione

PRODANI.
— Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere
– premesso che:

la legge regionale del Friuli Venezia Giulia n. 11/2013 ha stabilito misure per la “Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Prima guerra mondiale ed interventi per la promozione delle commemorazioni del centenario dell’inizio del conflitto”;
questo provvedimento abroga le disposizioni previste dalla legge precedente (legge regionale n. 6/2012) ma salva, all’articolo 6, la figura e le funzioni degli “esperti specializzati in grande guerra”, figura nata in ambito culturale e impiegata nel settore turistico pur non rispettando i requisiti previsti per alcuna professione turistica (legge regionale n. 2/2002, articoli 114-116);
gli esperti attualmente operanti in Friuli Venezia Giulia, infatti, non hanno dovuto svolgere un esame di abilitazione e non sono state verificate le loro competenze linguistiche e attitudinali come richiesto per le guide turistiche e naturalistiche. Attualmente gli esperti possono esercitare la loro attività avendo conseguito la semplice attestazione di frequenza al corso di formazione professionale “sentieri di pace”;
questi soggetti, inoltre, non sono previsti dalla legge 7 marzo 2001, n. 78 sulla” Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale” in un primo momento abrogata e successivamente riportata in vigore dal decreto legislativo 24 febbraio 2012, n. 20, sull’ordinamento militare (articolo 10, comma 8, lettera a), numero 4);
sono numerose le criticità relative all’esercizio dell’attività degli attuali esperti che potrebbe configurarsi come esercizio abusivo della professione di guida turistica o naturalistica, in particolare qualora venga espletato in luoghi inseriti all’interno dell’elenco dei siti la cui divulgazione è riservata a guide abilitate;
le novità recentemente introdotte dalla legge di assestamento per il 2014 di bilancio e del bilancio pluriennale per gli anni 2014-2016 della Regione Friuli Venezia Giulia, approvata definitivamente il 25 luglio scorso, hanno complicato ulteriormente la questione;
ai sensi del provvedimento sull’assestamento, infatti, è stato modificato il comma 3 dell’articolo 6 della legge regionale n. 11/2013, consentendo agli esperti di operare autonomamente sui siti della Grande guerra – individuati con apposita deliberazione della Giunta regionale – mentre per gli altri luoghi possono svolgere la propria attività solo in affiancamento alle guide turistiche;
secondo la formulazione precedente del comma 3, invece, “la guida turistica può avvalersi dell’attività di accompagnamento degli esperti di cui al comma 2 unicamente nei territori regionali su cui sono individuati i siti legati della Prima guerra mondiale”;

a giudizio dell’interrogante questa modifica determina di fatto la creazione di una nuova professione in ambito turistico, anche se circoscritta a determinati siti, che potrebbe travalicare i limiti di competenze e attribuzioni riconosciuti dalla Costituzione tra Stato e Regioni;

durante il Consiglio dei ministri del 21 novembre 2013 sono state esaminate 16 leggi regionali e in quell’occasione –  su proposta dell’allora  ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Graziano Delrio – si è deliberata la non impugnativa per la legge regionale del Friuli Venezia Giulia n. 11/2013 -:

quali sono i motivi che hanno indotto l’esecutivo a non impugnare la legge regionale summenzionata che presenterebbe numerosi profili di criticità  e se s’intenda valutare con attenzione l’eventuale impugnativa della modifica introdotta dalla legge di assestamento del bilancio per il 2014 della Regione Friuli Venezia Giulia.

PRODANI

Concerto dedicato ai caduti della Prima guerra mondiale – Sacrario di Redipuglia 06 luglio 2014   Leave a comment

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Pubblicato 9 luglio 2014 da Aris Prodani in 2014, Appuntamenti 2014, FVG, Trieste, Turismo

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